Corriere della Sera (Roma)

Aldo Cazzullo presenta il suo libro «A riveder le stelle»

Aldo Cazzullo a Insieme presenta il nuovo libro «A riveder le stelle». Letture di Sonia Bergamasco

- Natalia Distefano

Titolo sentimenta­le: A riveder le stelle, preso dall’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia di Alighieri. E sottotitol­o senza possibilit­à di replica: «Dante il poeta che inventò l’Italia». Così Aldo Cazzullo, editoriali­sta del Corsera, già nella copertina del suo ultimo libro (fresco di stampa per Mondadori) detta il ritmo del racconto in cui ripercorre versi e vicenda umana del Sommo Poeta. «È lui il padre della patria – dice – perché l’Italia non è nata da guerre, diplomazia e politica ma da cultura, arte e bellezza. Dai libri e dagli affreschi. Dante ci fa capire chi siamo noi italiani, cosa abbiamo fatto e cosa possiamo ancora fare. Ha costruito l’idea d’Italia, coniato l’espression­e “bel paese” e fondato la nostra lingua».

Di questo parlerà oggi all’Auditorium, ospite del festival «Insieme» con Sonia Bergamasco alle letture, per la presentazi­one romana del volume. «Dante era ossessiona­to da Roma, la descrive più volte e fa addirittur­a una cronaca del Giubileo del 1300 raccontand­o il caos dei pellegrini in fila su ponte Sant’Angelo – racconta – La considerav­a il centro dell’universo, una patria morale. La venerava e la soffriva allo stesso tempo. Una città, diceva, che aveva conquistat­o il mondo due volte: con l’impero romano e con la chiesa, con i Cesari e con i Papi. Anche se poi non si fa scrupoli a condannare all’inferno tutti i pontefici della sua epoca: da Niccolò III a Clemente V, da Celestino V all’acerrimo nemico Bonifacio VIII, che lo fece convocare a Roma d’urgenza e poi si negò per mesi. Il poeta allora lo infila tra i dannati, che coraggio! Che libertà intellettu­ale!».

In A riveder le stelle Cazzullo ripercorre il viaggio di Dante all’Inferno – «è una sorta di romanzo dell’Inferno», dice – cogliendon­e rabbia e sentimenti: «Mentre loda la capacità degli italiani di resistere e rinascere dopo sventure, guerre ed epidemie. Fino “a riveder le stelle”, appunto. È severo con i compatriot­i divisi in mille fazioni e famiglie. È critico verso l’Italia, denuncia politici corrotti, Papi simoniaci, banchieri ladri, usurai e tutti coloro che antepongon­o l’interesse privato a quello pubblico. Soprattutt­o i ruffiani, che sfruttano le donne per ricavare profitto. In un’epoca in cui ci si interrogav­a se le donne avessero un’anima, Dante le eleva a esseri superiori capaci di salvare l’uomo, la specie».

Lo fa non nel dotto latino, ma nella lingua dei mercati fiorentini. «Una lingua modernissi­ma, di cui usiamo ancora tante espression­i. Sono suoi modi di dire come “senza infamia e senza lode”, “stare solo soletto”, “non mi tange”, “i migliori non fanno politica, siamo in mano ai mediocri” o “le leggi fatte a ottobre arrivano a mala pena fino a metà novembre”. Frasi che sembrano scritte per l’Italia di oggi».

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 ??  ?? Sommo Poeta La statua di Dante Alighieri (1865) di Enrico Pazzi, nella piazza di Santa Croce a Firenze. A sinistra, un ritratto di Aldo Cazzullo, autore del libro «A riveder le stelle»
Sommo Poeta La statua di Dante Alighieri (1865) di Enrico Pazzi, nella piazza di Santa Croce a Firenze. A sinistra, un ritratto di Aldo Cazzullo, autore del libro «A riveder le stelle»

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