Siria, Hong Kong, Filippine: il mondo ritratto in sei doc
Torna la rassegna «Internazionale a Roma» dedicata a opere su diritti umani e attualità
€Sguardo ampio e spirito acuto, in linea con l’identità della storica rivista dalla testata gialla, torna al Palazzo delle Esposizioni la rassegna cinematografica «Internazionale a Roma» dedicata ai diritti umani e ai temi più urticanti della cronaca mondiale, da martedì all’11 ottobre a cura di CineAgenzia (Sala Cinema, scalinata di via Milano 9/a. Ingresso gratuito su prenotazione, www.palazzoesposizioni.it).
Sei, tra documentari e film d’autore, le pellicole selezionate per questa edizione postCovid su cui preme l’urgenza di riprendere a guardare oltre i confini del lockdown. La kermesse lo fa proiettando lo spettatore da un capo all’altro del globo attraverso l’obiettivo di registe e registi che hanno messo a fuoco volti, luoghi e storie di alcuni protagonisti silenziosi del nostro tempo.
Come la famiglia siriana raccontata nel lavoro che apre il festival, Reunited di Mira Jargil. Durante la fuga dalla guerra genitori e figli sono stati separati: i ragazzi, minorenni, bloccati in Turchia, mentre madre e padre rifugiati rispettivamente in Danimarca e Canada. Nonostante non abbiano perso le tracce gli uni degli altri, una burocrazia kafkiana li condanna a una vita familiare consumata via Skype.
La Cina politica, offuscata nei titoli dei giornali da quella dell’emergenza sanitaria, torna a mostrarsi con Hong Kong Moments di Zhou Bing, che raccoglie le voci di sette persone diverse durante le proteste contro il governo regionale: quella di una ristoratrice filogovernativa, una candidata democratica, un operatore di pronto soccorso, un consigliere distrettuale, un oppositore, un poliziotto e un tassista con un figlio che aderisce alle proteste. Tracciando il ritratto di una società internamente divisa. Poi c’è Oeconomia di Carmen Losmann, che smonta la narrazione economica dominante, svela le regole del gioco capitalistico e diffida quei resoconti mediatici che non aiutano a capire i meccanismi finanziari dietro la vita quotidiana.
È un appassionante manifesto per la parità tra i generi
Picture a Scientist, di Ian Cheney e Sharon Shattuck, che celebra la biologa Nancy Hopkins, la chimica Raychelle Burks e la geologa Jane Willenbring. Donne che stanno scrivendo un nuovo capitolo della scienza e dimostrano come la discriminazione sia diffusa anche nei laboratori e negli ambienti considerati più illuminati. Infine We Hold
The Line di Marc Wiese, agghiacciante denuncia del regime di Duterte nelle Filippine, e The Fever di Katharina Weingartner sulla piaga della malaria in Africa.