Righi, la preside: «Troppe feste e movida»
Galloni, preside del liceo Righi, lancia l’allarme: «Il problema dei contagi non è a scuola, ma fuori» Ieri nuovi casi anche all’istituto privato Marymount. E mancano ancora 250 mila banchi monoposto
Ancora contagi a scuola, dal Marymount sulla Nomentana al liceo scientifico Righi vicino via Veneto. Positività, almeno in quest’ultimo istituto statale, legate a comportamenti esterni, ciò che fa molto preoccupare la preside, Monica Galloni, che chiede più responsabilità anche alle famiglie: «Tutte le misure di sicurezza che mettiamo in atto a scuola - denuncia - diventano inutili se poi, fuori, continuano feste e movida. Io ho incontrato tutti i rappresentanti delle mie 57 classi e ho chiesto a tutti più attenzione, altrimenti non andremo avanti a lungo: mi aspettavo di dover gestire queste situazioni più avanti, con l’arrivo dei primi freddi, e non già a settembre». L’alternativa, per le classi in quarantena, resta così la didattica a distanza, che sta prendendo sempre più piede.
Per esempio al liceo Russell sulla Tuscolana, con 16 casi positivi, o al liceo Montale di Bravetta la didattica a distanza riguarda la quasi totalità delle classi, e dunque anche se tecnicamente - non essendoci provvedimenti delle Asl le scuole non sono chiuse, i ragazzi restano a casa. Lezioni a distanza che cominceranno allora, per alcuni alunni, anche al Marymount, dove già si era registrato un positivo a inizio anno: «Vi informiamo di un caso di positività in una classe primaria - così la scuola ha avvisato ieri i genitori -. La classe è stata posta in isolamento e i bambini saranno sottoposti a tampone, mentre gli insegnanti coinvolti avendo rispettato il distanziamento e fatto uso di igienizzanti e mascherine potranno proseguire la loro attività lavorativa». Ecco, una distinzione nelle misure di quarantena, quest’ultima, che sta letteralmente salvando la didattica in presenza in moltissime scuole, anche al Righi. «Attualmente le disposizioni ministeriali e le Asl distinguono tra tipologie di contatti, per esempio tra gli alunni che si frequentano anche al di fuori della scuola e i docenti che invece sono scrupolosi nel rispetto delle misure di sicurezza - spiega Galloni - e devo dire per fortuna, altrimenti con gli insegnanti in quarantena, che non potrebbero lavorare perché considerati in malattia, saremmo ancora più in difficoltà». «Nella nostra scuola - continua la preside abbiamo avuto una prima classe isolata uscita il 30 dalla quarantena, ne abbiamo due in quarantena attualmente e infine ieri sera la Asl mi ha informato di un altro positivo: il problema è fuori, i ragazzi continuano a raccontarmi di feste dei 18 anni e io sono molto preoccupata, spero che gli adulti riescano a trasmettere la necessità di un altro genere di comportamenti, più responsabili».
Difficoltà che si innestano su problemi noti e nuovi. Noti, i banchi monoposto del commissario, Domenico Arcuri: l’Ufficio scolastico regionale ha detto che l’ultima tranche sarebbe arrivata a fine ottobre. Intanto ne mancherebbero circa 250 mila, dei 300 mila promessi. E resterebbero da nominare nel Lazio ancora 2.500-3.000 docenti. I problemi nuovi riguardano invece le procedure per essere riammessi in classe, soprattutto i più piccoli: «Al primo raffreddore, la scuola ha rimandato a casa mia figlia, 3 anni, e il pediatra ci ha imposto il tampone - racconta una mamma disperata -. Negativo, per fortuna. Ma poi il raffreddore è passato al fratello di 8 anni: tampone anche lui, ma il pediatra non effettua il certificato di riammissione a scuola della bimba senza la negatività del secondo. Così diventa un inferno».
Online Sempre più diffusa la didattica a distanza per garantire le lezioni