Falsi tamponi, infermiera rischia il licenziamento
Civitavecchia, esami a pagamento con stick sottratti all’ospedale. I referti del finto medico
Business tamponi: dietro il servizio a prezzi concorrenziali di uno pseudo medico romano che effettuava i test a domicilio c’era la truffa ingegnosa di due campani, Simona I. e Domenico D. Lei, infermiera al San Paolo di Civitavecchia, sottraeva gli stick all’ospedale in cui lavorava, lui si recava a casa degli utenti per fare il prelievo. Il responso, fatalità, era sempre negativo, ha raccontato il Messaggero. La truffa è stata scoperta quasi per caso dalla Asl di Civitavecchia, che l’ha denunciata alla Procura. Da qui è partita un’inchiesta che ora potrebbe allargarsi ad altri episodi, forse romani.
I reati contestati dalla pm Allegra Migliorini sono falso materiale, sostituzione di persona ed esercizio abusivo della professione. Le vittime fino a questo momento sono una trentina, perché il progetto era parito a ridosso del lockdown, già in aprile. Mentre si sta cercando di capire se fra i destinatari del responso vi fosse qualcuno positivo al virus (e che dunque ha continuato ad andare in giro diffondendo il contagio virale). In questo caso i due indagati potrebbero essere chiamati a rispondere di accuse più gravi.
Nei giorni scorsi i due sono stati sottoposti a una perquisizione domiciliare da parte dei carabinieri di Civitavecchia ai quali sono delegate le verifiche. In casa si è trovato materiale medico fra cui lacci emostatici, garze e stick. Il finto medico era in possesso della copia di un referto dell’ospedale Spallanzani e aveva provveduto a duplicarlo. In questo modo aveva a disposizione una serie di moduli nei quali scrivere la risposta. Ma in un caso la destinataria del responso aveva avuto un dubbio e si era rivolta allo stesso Spallanzani, scoprendo che la paternità del referto non era
Veri medici al lavoro per arginare l’ondata di contagi. Nella stessa zona due truffatori hanno approfittato della pandemia (foto LaPresse)
dell’ospedale romano. In seguito aveva bussato alla Asl di Civitavecchia, la Roma 4, dove era scattato il campanello di allarme che aveva portato a sporgere la denuncia ai pubblici ministeri.
Ora l’infermiera del San Paolo (estraneo al perimetro delle indagini) rischia il licenziamento. Sulla vicenda è infatti intervenuto l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato per censurare il suo comportamento: «Inaccettabile speculare sul virus — ha detto —. Se i fatti risulteranno veri la dipendente sarà licenziata».