QUEL «TU» A TUTTI CHE IRRITA RIFLESSIONE SUI NEGOZI ROMANI
Caro Conti, entro in un bar dove non sono cliente abituale, e vengo apostrofato: «Buongiorno caro, cosa prendi?» Sarà l’età, ma questa confidenza mi dà fastidio. Succede solo a me? Cari saluti
Ruggero Ianuario
Qualcuno dirà: con l’emergenza Covid, con le scuole alle prese con la pandemia , con i mezzi pubblici sovraffollati e le file per i tamponi, la rubrica si occupa di un’inezia? Sì, oggi parliamo di un fenomeno non irrilevante, il dilagare del «tu», anche per dimostrare che la vita comunque procede e che è giusto avere la forza di guardare avanti con «normalità». Nel merito: il «tu» sta livellando i rapporti tra le generazioni. Ho i capelli quasi tutti bianchi, la mia età è evidente ma spesso, proprio nei bar o in altri esercizi di «rapido consumo» (pizzerie al taglio, panetterie, banchi dei mercati rionali, frutta-e -verdura gestiti da immigrati) vengo interpellato col «tu», nemmeno fossi un diciottenne. Non dimentico mai una famosa riflessione di Umberto Eco: «Darsi sempre del tu è una finta familiarità che rischia di trasformarsi in un insulto». Io spesso però rispondo col «lei». Sorridendo (in fondo siamo a Roma)... E molti capiscono.