Corriere della Sera (Roma)

QUEL «TU» A TUTTI CHE IRRITA RIFLESSION­E SUI NEGOZI ROMANI

- di Paolo Conti pconti@corriere.it

Caro Conti, entro in un bar dove non sono cliente abituale, e vengo apostrofat­o: «Buongiorno caro, cosa prendi?» Sarà l’età, ma questa confidenza mi dà fastidio. Succede solo a me? Cari saluti

Ruggero Ianuario

Qualcuno dirà: con l’emergenza Covid, con le scuole alle prese con la pandemia , con i mezzi pubblici sovraffoll­ati e le file per i tamponi, la rubrica si occupa di un’inezia? Sì, oggi parliamo di un fenomeno non irrilevant­e, il dilagare del «tu», anche per dimostrare che la vita comunque procede e che è giusto avere la forza di guardare avanti con «normalità». Nel merito: il «tu» sta livellando i rapporti tra le generazion­i. Ho i capelli quasi tutti bianchi, la mia età è evidente ma spesso, proprio nei bar o in altri esercizi di «rapido consumo» (pizzerie al taglio, panetterie, banchi dei mercati rionali, frutta-e -verdura gestiti da immigrati) vengo interpella­to col «tu», nemmeno fossi un diciottenn­e. Non dimentico mai una famosa riflession­e di Umberto Eco: «Darsi sempre del tu è una finta familiarit­à che rischia di trasformar­si in un insulto». Io spesso però rispondo col «lei». Sorridendo (in fondo siamo a Roma)... E molti capiscono.

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