Limitare i passeggeri per fermare i contagi? Commercianti divisi
Dopo l’intervista di Vaia (Spallanzani) al «Corriere della Sera»
Dopo l’intervista di Francesco Vaia al Corriere - in cui il direttore sanitario dello Spallanzani suggeriva la necessità di scaglionare gli orari di apertura di esercizi commerciali, uffici e scuole per evitare assembramenti sui mezzi pubblici le categorie interessate si dividono. C’è chi è d’accordo, pur con alcuni distinguo («aumentare i bus»), e chi ritiene la questione un «palliativo»: «Bisognerebbe aprire la Ztl del pomeriggio come chiediamo da tempo», rilanciano dalla Confcommercio. Dal mondo della scuola risponde (sconsolato) il presidente dell’associazione presidi del Lazio, Mario Rusconi: «Il problema resta la capienza».
Commercianti disponibili ma polemici. Dirigenti scolastici alle prese (anche) con altri problemi. Un sindacato, la Cisl, che propone di coinvolgere i privati nel trasporto pubblico. Dopo che il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia, ha detto al
Corriere che occorre scaglionare gli orari di negozi, uffici e scuole per evitare assembramenti su bus e metro, i commercianti ribattono che «prima di far questo si dovrebbero precettare i conducenti e raddoppiare il servizio». Un cambiamento degli orari, sostiene David Mayer, «sarebbe un altro palliativo: non si può ammazzare il commercio perché la pubblica amministrazione non è in grado di sostenere l’emergenza». Invece per la presidente di Cna Commercio, Giovanna Marchese Bellaroto, «gli orari devono essere concertati con la pubblica amministrazione: l’importante è trovare delle fasce comode sia per i clienti che per noi». Molto polemico il neo-direttore di Confcommercio Romolo Guasco: «Se si vogliono liberare gli autobus, soprattutto di pomeriggio, bisognerebbe togliere la Ztl del centro come chiediamo da tempo. E modificare il sistema di pagamento delle strisce blu per permettere una maggiore turnazione». Sulla stessa linea il presidente di Confesercenti Valter Giammaria: «La Ztl va abolita fino alla fine della pandemia, anche se la sindaca fa finta di niente». «È prematuro intervenire», osserva il presidente di Confartigianato Andrea Rotondo.
Sembra allargare le braccia, sconsolato, Mario Rusconi, rappresentante locale dell’Associazione nazionale presidi: «Abbiamo cercato di tenere conto delle indicazioni della Regione e mantenere così una qualche forma di coordinamento, ma fare l’orario è un’impresa: noi al mio istituto Pio IX all’Aventino facciamo addirittura tre ingressi, 8, 8,30 e 9». Perché «ci sono scuole a cui mancano gli insegnanti, quindi inutile in quel caso far arrivare i ragazzi». In linea con Vaia, anche Rusconi ritiene che «il problema dei mezzi resta la capienza, è chiaro che riempirli all’80% significa averli comunque affollati, a Roma anche più a lungo visto il traffico». Tant’è che «da quando c’è la fila per i tamponi al drive-in di San Giovanni tutto il quadrante è paralizzato, altro tempo accalcati a bordo».
Dalla Fit-Cisl del Lazio arrivano alcune proposte per decongestionare il trasporto pubblico. «Coinvolgiamo i privati», è il suggerimento del segretario generale Marino Masucci. In particolare, taxi ed Ncc, in buona parte fermi per il drastico calo dei turisti. «Il decreto Rilancio prevede uno stanziamento di 35 milioni per destinare il trasporto pubblico non di linea a supporto della mobilità delle categorie fragili. Già esiste un bonus ma questo servizio, sconosciuto ai più, potrebbe essere centralizzato attraverso una convenzione con il Comune». Ancora, per rimpinguare il parco auto dei mezzi Atac si potrebbe far ricorso ai bus privati: «Cotral già l’ha fatto», ricorda Masucci. Infine, sempre secondo il sindacato, servirebbe l’introduzione di “facilitatori”, ovvero personale alle fermate e ai capolinea per la gestione dei flussi. Anche qui: «Possiamo coinvolgere i percettori del reddito di cittadinanza o chi in questo momento è in cassa integrazione».