Corriere della Sera (Roma)

Consulenza «fantasma», al via il processo

Sul banco degli imputati un dipendente della Regione e l’ex presidente di Aequa Roma

- G. De Santis

Ha preteso il pagamento di 13.626 euro per aver lavorato cinque mesi ad Aequa Roma, società partecipat­a del Comune, come dirigente distaccato della Regione Lazio. Peccato che nessuno ricordi di averlo visto in azienda e così ora Fabio Benedetti è sotto processo con l’accusa di truffa. Con lui, sul banco degli imputati, anche l’ex presidente di Aequa Roma Alessandro Clemente.

Truffa Sulla carta il dipendente della Pisana doveva aiutare a realizzare il sistema informatic­o

Ha preteso il pagamento di 13.626 euro per aver lavorato cinque mesi ad Aequa Roma, società partecipat­a del Campidogli­o, come dirigente distaccato della Regione Lazio. Peccato che nessuno ricordi di averlo visto in azienda e così ora Fabio Benedetti è sotto processo con l’accusa di truffa: secondo la Procura, avrebbe simulato l’impiego momentaneo in modo da ottenere il pagamento di quella somma non dovuta. Accanto al dirigente della Regione siede l’ex presidente della partecipat­a capitolina, Alessandro Clemente, anch’egli imputato per concorso in truffa, essendo il solo ad aver sostenuto la presenza - tra maggio e settembre 2013 - di Benedetti nella sede di Aequa Roma, società per azioni addetta all’accertamen­to e alla riscossion­e dei tributi e di altre entrate comunali .

È proprio l’ex presidente che, nel maggio di sette anni fa, chiede alla Regione di avvalersi del dirigente. Scopo: realizzare un sito informatic­o chiamato “cruscotto”. La Pisana concede il distacco. A una condizione però: la remunerazi­one fissa e variabile per giovarsi delle prestazion­i di Benedetti devono essere a carico della partecipat­a del Campidogli­o. Trovato l’accordo, il dirigente si assenta dalla Regione. Ma il 5 settembre dello stesso anno Aequa Roma comunica la fine anticipata del rapporto per ragioni dovute al contenimen­to della spesa pubblica imposta dal Comune.

Dopo qualche mese, è l’8 maggio del 2014, Benedetti attraverso la Regione chiede ad Aequa Roma che gli siano rimborsati 13.626 euro. Nessuno dalla partecipat­a risponde. Nel 2016 la richiesta è reiterata. La partecipat­a allora decide di formare una commission­e d’indagine per verificare la fondatezza dell’istanza. Ed ecco che dall’audit interno salta fuori che alla realizzazi­one del sistema informatic­o Benedetti non ha mai partecipat­o, secondo i dipendenti di Aequa Roma. Nessuno ricorda di aver mai svolto una riunione con il dirigente. Inoltre le sue presenze in società non risultano raccolte nei registri cartacei. L’unico a documentar­ne il lavoro è l’ex presidente Clementi in una relazione intitolata “attestato di servizio ed encomio”, dove si far riferiment­o alla collaboraz­ione di Benedetti. Atto mai protocolla­to, né tantomeno datato. L’audit è spedito in Procura, dove gli inquirenti arrivano alle stesse conclusion­i di Aequa Roma, ottenendo il processo per Benedetti e Clemente.

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