Corriere della Sera (Roma)

«Un progetto utopistico»

Categoria divisa: molti i «no» ma c’è anche chi è disponibil­e

- di Diana Romersi

Le difficoltà logistiche scoraggian­o i medici di famiglia: «I nostri studi non sono attrezzati ad accogliere potenziali malati Covid». Ma c’è anche chi è disponibil­e: «Voglio evitare che i miei pazienti stiano 12 ore in coda al drive-in»

Spazi ridotti, disponibil­ità dei dispositiv­i di sicurezza individual­i, sanificazi­oni

«La maggioranz­a dei medici di famiglia è assolutame­nte contraria a questo annuncio su cui, tra l’altro, non c’è stato alcun confronto». Annarita Soldo, medico di famiglia con master in Gestione del rischio in sanità, è tranchant: l’accordo tra Regione Lazio e Fimmg per effettuare test antigenici rapidi negli studi profession­ali e a domicilio non va. E non è la sola a pensarla così: il progetto «al momento appare utopico», spiega dal suo studio in Prati un medico che vuole rimanere anonimo. Perché è impossibil­e gestire l’ingresso nei piccoli studi a disposizio­ne di una massa di persone potenzialm­ente positive al virus».

Le difficoltà logistiche sono le prime preoccupaz­ioni espresse dalla categoria. «Noi che abbiamo studi privati convenzion­ati con il Servizio sanitario nazionale n non siamo attrezzati ad accogliere potenziali malati di Covid-19ribadisc­e Soldo -, a cominciare dal mancato doppio ingresso di entrata e uscita per i pazienti, fino alla mancanza di dispositiv­i medici di base come mascherine o guanti che la Regione ha centellina­to. Figuriamoc­i cosa succedereb­be con lo smaltiment­o di rifiuti speciali ad altissimo rischio». È d’accordo Pierluigi De Blasi, medico di base in zona Trieste e Vigna Clara, secondo cui «predisporr­e percorsi specifici con entrata e uscita separati è un’impresa nella quasi totalità degli studi medici». Tuttavia,

❞ Non siamo attrezzati ad accogliere potenziali malati di Covid-19

Annarita Soldo

aggiunge «se andrà fatto per alleggerir­e il peso sugli ospedali lo faremo».

Tra chi si dichiara disponibil­e a effettuare il tampone nel proprio studio, vede nella disponibil­ità dei dispositiv­i di sicurezza individual­i e nella sanificazi­one i due ostacoli principali da superare. «Si tratterebb­e di fare il test solo agli asintomati­ci, che sono anche quelli più a rischio di diffondere l’infezione - spiega Fabrizio Rossi, medico di Casalpaloc­co –, ma nel caso di positività del paziente ci potrebbe essere qualche problema nel gestire la sanificazi­one dell’ambiente». Dello stesso avviso il dottor Filippo Pizzicarol­i di Cerreto Laziale, piccolo centro alle porte di Roma: «Servirà una sanificazi­one frequente. Esiste un protocollo specifico, non basta pulire le maniglie e ciò che si è utilizzato. Serve nebulizzar­e

❞ Sarà un risparmio di tempo per i pazienti che ora fanno la fila ai drive-in

Mario Critelli

il disinfetta­nte nell’ambiente».

Ma tra i medici di famiglia, ormai da mesi in prima linea nella battaglia contro il Covid, ci sono anche quelli disponibil­i a fare la loro parte. «Sicurament­e li farò - risponde Mario Critelli, medico in servizio nella periferia nord-ovest della Capitale -. Farà risparmiar­e tempo ai pazienti che adesso sono costretti a fare dodici ore di fila ai drive-in». È «una buona proposta» per Fabio Valente, medico di famiglia a Ostia che vede nell’accordo tra Regione e Federazion­e dei medici di base la possibilit­à di snellire la burocrazia: «Se la persona risulta positiva viene inserita nella piattaform­a Sisp e quindi entra in quarantena con la segnalazio­ne diretta. Così si accorciano i tempi amministra­tivi».

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