Calcetto Fabio Eleuteri, presidente di Gesis Lazio: «Non siamo il male maggiore»
che lavorano nell’attività sportiva amatoriale. «Bloccare lo sport amatoriale - ancora Eleuteri - significa bloccare un sistema di lavoratori, che nei mesi del lockdown ha ricevuto soltanto il bonus dei 600 euro. I gestori dei centri sportivi, invece, hanno continuato a pagare utenze e affitti: sarebbe una catastrofe. Se il pericolo di contagio fosse reale e verificato, saremmo i primi a essere favorevoli. Ma se sport è sinonimo di salute, perché chiudere di nuovo?».
A rischio anche l’attività degli enti di promozione sportiva. Per Claudio Barbaro, sabato riconfermato alla presidenza dell’Asi, «l’ipotesi di chiusura di discipline in cui il contatto è più frequente rappresenterebbe, dopo i mesi di lockdown che hanno messo in ginocchio associazioni, società, operatori e strutture, un danno dal quale difficilmente riuscirebbero tutti a riprendersi. Ci sono delle linee guida che consideriamo efficaci. Il mondo dello sport è in ginocchio e si sta faticosamente riprendendo. Un ulteriore stop rappresenterebbe un duro colpo».
Poi il Csi: «Ci atterremo al massimo rispetto delle norme. Tuttavia, richiamiamo l’attenzione delle autorità a vigilare perché lo sforzo a favore dello sport in sicurezza attuato da enti sensibili come il Csi, come dalle Asd e Ssd affiliate, non risulti poi penalizzato da comportamenti inadeguati e non verificabili».