Corriere della Sera (Roma)

VENDIAMO LE CASE POPOLARI?

- Di Antonio Preiti

Immaginate che una città come Verona, Parma o Perugia abbia un solo proprietar­io delle case, proprio di ogni casa, insomma il proprietar­io della città. Impensabil­e? Invece: è la realtà di Roma, dove i soggetti pubblici (Ater della Regione e il Comune di Roma) sono proprietar­i di quasi 50mila appartamen­ti il primo e di circa 26mila il secondo. Insieme superano le 70mila unità, al cui interno è facile stimare una popolazion­e analoga a Verona, Parma o Perugia.

È un’altra foto della «periferia» di Roma. Un altro modo di conoscere il mistero delle tante piccole città che stanno dentro la città, dentro Roma, sempre meno città e sempre più un contenitor­e di città.

Parliamo dell’edilizia pubblica popolare nata da più di un secolo per rispondere alla domanda crescente di abitazioni. Già ai primi del Novecento Ernesto Nathan pensò e realizzò alcuni quartierec­ittà come Testaccio e Garbatella. Durante il Fascismo, anche per lo sventramen­to del centro storico, furono create nuove città satellite come Quarticcio­lo, Collatina e le altre. Le città di Nathan sono oramai un tessuto edilizio e sociale che non può certo definirsi «periferia». Al contrario, l’edilizia pubblica degli Anni 70 (Tor Bella Monaca, Laurentino 38, Corviale) è bloccata dentro un meccanismo periferico da cui non riesce a uscire.

Bisognereb­be trovare il modo di emancipare almeno una parte dell’edilizia popolare dal destino di degrado.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy