Corriere della Sera (Roma)

Il Cts: i contagi non sono sulla metro ma servono più mezzi nelle ore di punta

Iavicoli: protezioni e carico all’80% aiutano

- Margherita De Bac

Non sarebbero i trasporti pubblici a incidere in modo sensibile sulla crescita dei contagi a Roma. Sembrerebb­ero dimostrarl­o i dati sul traffico dei passeggeri nelle metropolit­ane. Mentre il traffico dei veicoli è tornato sostanzial­mente agli stessi livelli del 2019, all’epoca pre-Covid, gli utenti delle 4 linee metro si mantengono al di sotto del 40%.

«Gli sforzi per mantenere la capienza nei mezzi inferiore all’80% stanno funzionand­o. Gli unici momenti di criticità sono limitati alle ore di punta e bisogna lavorare su quelli», afferma Sergio Iavicoli, componente del Comitato tecnico scientific­o, Cts, direttore del dipartimen­to di epidemiolo­gia e igiene del lavoro dell’Inail, che commenta i dati di Roma Mobilità. Le tabelle non riportano i numeri sull’utilizzo degli autobus ma sono comunque eloquenti come mappatura della mobilità a Roma.

In base al rilevament­o si può affermare che i trasporti pubblici non sono responsabi­li dell’aumento dei contagi delle ultime settimane? Iavicoli osserva: «I dati ci dicono che il numero dei passeggeri della metropolit­ana è mediamente inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno anche grazie alle misure adottate. Non vi sono evidenze sostanzial­i di focolai riconducib­ili a questi spostament­i. Ci sono tuttavia nella giornata delle criticità che potrebbero essere risolte potenziand­o i servizi e adottando un tipo di organizzaz­ione per evitare affollamen­ti».

A sollevare dubbi sulle condizioni di sicurezza nei mezzi, che alcune immagini riportate anche dal Corriere, mostrano affollati, è stato tra gli altri il direttore dell’istituto Spallanzan­i, Francesco Vaia: «Abbiamo fatto tantissimo nei porti e negli aeroporti e siamo diventati un punto di riferiment­o europeo e internazio­nale, ma i trasporti metropolit­ani sono un elemento di grande preoccupaz­ione. Bisogna raddoppiar­e le corse a Roma e in tutte le città italiane». E’ un timore più che ragionevol­e. E’ l’ospedale di

Monteverde a sostenere il carico maggiore dovuto alla nuova ondata di contagi.

Differenzi­azione di orari di entrata e uscita dal lavoro, esercizi commercial­i e scuola e incentivaz­ione dello smart working. Sono queste le misure indicate alle amministra­zioni locali per decongesti­onare l’affollamen­to in bus e metro.

Perché il passeggero dovrebbe avere meno rischi di contagio in metro, un ambiente che ristretto che facilita il contatto tra le persone a dispetto dell’obbligo di distanziam­ento? «Il tempo di permanenza medio nei trasporti pubblici inferiore ai 30 minuti, l’uso della mascherina, il limite di occupazion­e ridotto all’80% agiscono sulla riduzione del rischio che si può considerar­e mediamente basso», risponde Iavicoli, precisando però che tuttavia bisognereb­be evitare le situazioni che favoriscon­o l’affollamen­to.

Cosa si può fare per ottimizzar­e il servizio garantendo maggiore sicurezza? «I mobility manager devono basarsi sui dati della mobilità emersi in queste prime settimane successive al periodo estivo per potenziare i trasporti nelle ore di punta e negli snodi più critici della città. Vanno inoltre potenziate nelle stazioni di maggior affluenza misure di prevenzion­e anche ricorrendo a personale dedicato».

Qualsiasi accorgimen­to organizzat­ivo non potrà mai compensare la mancanza di senso di responsabi­lità individual­e di ogni singolo cittadino. La raccomanda­zione è di servirsi per brevi spostament­i di mezzi alternativ­i (camminata, bicicletta) per lasciare libero il posto a chi non può fare a meno di salire su autobus e metro.

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