Torlonia, i marmi mai visti
A Villa Caffarelli (Musei Capitolini) in mostra 92 sculture greco-romane della leggendaria collezione privata
Decenni di (difficili) trattative tra Stato e proprietari della collezione, i contenziosi, gli annunci, le date, le anticipazioni, i rinvii, gli stop & go (l’ultimo ad aprile, a causa della pandemia). Ma alla fine, eccoli: «I Marmi Torlonia» si vedono in quella che è stata definita la mostra delle mostre. Novantadue capolavori (per una volta il termine non è iperbolico) sugli oltre seicento che fanno parte della più importante collezione privata al mondo di statuaria antica greco-romana, in mostra al pubblico da domani nelle stanze di Villa Caffarelli, edificio attiguo e collegato al complesso dei Musei Capitolini, anche questo visibile per la prima volta dopo lunghi lavori di restauro.
I Marmi come è noto appartengono ai Torlonia (per la precisione a una Fondazione che porta il loro nome) e furono collezionati a partire dalla fine del Settecento dalla famiglia, all’epoca di recentissima nobiltà ma di incommensurabile ricchezza: esemplari provenienti direttamente dagli scavi negli sterminati possedimenti del casato (tra cui, al tempo, Caffarella, Ville dei Quintili, dei Sette Bassi e di Massenzio) o frutto di reiterate acquisizioni tra cui spiccano quella delle sculture appartenute al marchese Vincenzo Giustiniani, tra i più grandi collezionisti d’ogni tempo, e quella delle statue custodite a Villa Albani, comprata nel 1866 da Alessandro Torlonia e tuttora di proprietà della famiglia.
Altra cosa nota è che i Marmi Torlonia non sono quasi mai stati visti, nemmeno dagli studiosi. Un museo di famiglia, fondato nel 1875, fu chiuso definitivamente nei primi anni del secolo scorso. Da qui l’aura di leggenda che aleggia intorno a opere — statue, sarcofagi, busti, rilievi — che ora invece si ammirano in questa, sia pur ristretta, crestomazia: 92 esemplari su 620, visti ieri in anteprima dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il progetto, per cui sono ancora in corso trattative tra Stato ed eredi Torlonia, prevede in futuro l’esposizione permanente al pubblico di tutta la collezione, in una sede espositiva non ancora individuata con certezza, ma ipotizzata ieri — per la prima volta — dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: «Una sede prestigiosa come Palazzo Rivaldi — ha detto presentando la mostra con la sindaca Virginia Raggi e i curatori Salvatore Settis e Carlo Gasparri — per il cui restauro è già deliberato un finanziamento di 40 milioni di euro, si potrebbe prestare a ospitare la collezione Torlonia». Scelta, questa della Villa rinascimentale affacciata sui Fori, che metterebbe finalmente termine alla (incredibile) storia di un prolungato abbandono.
Intanto, fino al 29 giugno, c’è la mostra, arricchita dall’allestimento firmato da David Chipperfield e con un susseguirsi di marmoree meraviglie che includono opere leggendarie, dalla Fanciulla di Vulci all’Hestia Giustiniani, dal Caprone a riposo con restauro di Bernini alla galleria di ritratti imperiali, dal Vecchio di Otricoli all’Eutidemo di Battriama, dalla Testa di Tolomeo alla Tazza Cesi.
Futuro a Villa Rivaldi Il ministro Franceschini: «Un luogo che si potrebbe prestare a ospitare la collezione»