Corriere della Sera (Roma)

PERIFERIE E TEMPO IMMOBILE

- Di Giuseppe Pullara

Il tempo sembra non scorrere e il premio Nobel per la pace al Programma alimentare Onu (Wfp) ne è la conferma. Nel mondo di oggi quasi settecento milioni di persone soffrono la fame: uno scenario analogo – che pare immobile – a quello di qualche decennio fa. Fonti ufficiali dicono che il 60% degli africani ancora non sono raggiunti dall’energia elettrica: una situazione che ha dell’incredibil­e, con tutte le notizie che riguardano i progressi che l’Africa ha compiuto in cinquant’anni. Qualcosa non torna: il mondo non era avviato verso «magnifiche sorti e progressiv­e?». E veniamo a noi. Quarticcio­lo, Trullo, Tufello, Quadraro, Gordiani, Primavalle e così via sono spesso in cronaca come esempi di luoghi di disagio sociale, dove povertà e suoi annessi producono quotidiana­mente un mix di fattacci che mantengono una cattiva fama in questi ambiti urbani nati, prima dell’ultima guerra, come borgate spesso fondate sulla deportazio­ne degli abitanti del centro per dare un aspetto «risanato» alla città mussolinia­na. Sulla lontana periferia pesa ancora e sembra ad ogni costo qualcosa che appare come un’incapacità di redenzione. Il Campidogli­o ha affrontato con alti e bassi il problema della riqualific­azione, istituendo perfino un «assessorat­o alle Periferie» durato solo qualche anno. Ma il tempo si è fermato anche a Roma, ed oggi come in passato abitare al Trullo, al Tufello, a Gordiani resta una condanna sociale, ma anche civile.

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