PERIFERIE E TEMPO IMMOBILE
Il tempo sembra non scorrere e il premio Nobel per la pace al Programma alimentare Onu (Wfp) ne è la conferma. Nel mondo di oggi quasi settecento milioni di persone soffrono la fame: uno scenario analogo – che pare immobile – a quello di qualche decennio fa. Fonti ufficiali dicono che il 60% degli africani ancora non sono raggiunti dall’energia elettrica: una situazione che ha dell’incredibile, con tutte le notizie che riguardano i progressi che l’Africa ha compiuto in cinquant’anni. Qualcosa non torna: il mondo non era avviato verso «magnifiche sorti e progressive?». E veniamo a noi. Quarticciolo, Trullo, Tufello, Quadraro, Gordiani, Primavalle e così via sono spesso in cronaca come esempi di luoghi di disagio sociale, dove povertà e suoi annessi producono quotidianamente un mix di fattacci che mantengono una cattiva fama in questi ambiti urbani nati, prima dell’ultima guerra, come borgate spesso fondate sulla deportazione degli abitanti del centro per dare un aspetto «risanato» alla città mussoliniana. Sulla lontana periferia pesa ancora e sembra ad ogni costo qualcosa che appare come un’incapacità di redenzione. Il Campidoglio ha affrontato con alti e bassi il problema della riqualificazione, istituendo perfino un «assessorato alle Periferie» durato solo qualche anno. Ma il tempo si è fermato anche a Roma, ed oggi come in passato abitare al Trullo, al Tufello, a Gordiani resta una condanna sociale, ma anche civile.