Centrosinistra, oggi il vertice (con il rebus di Calenda)
Ieri su Zoom la direzione del Pd romano, oggi l’assemblea del centrosinistra: parte ufficialmente la corsa dem al Campidoglio. L’appuntamento odierno dovrebbe tenersi in presenza, ma solo dopo aver esaminato il nuovo Dpcm sarà stabilita la location. In ballo la decisione sul metodo da prendere per stabilire la candidatura a sindaco, e rivale di Virginia Raggi, alle comunali. Da una parte chi vuole le primarie «perché sono nel nostro statuto». Dall’altra chi auspica un passo avanti da parte di un big (soprattutto David Sassoli, presidente del Parlamento europeo) in grado di mettere tutti d’accordo, senza necessità di ricorrere al voto. Su Carlo Calenda, che attende l’esito dei sondaggi per testare il sentiment degli elettori sulle due ipotesi in ballo (correre da solo o con il sostegno del centrosinistra), sarebbero ancora forti le perplessità tra i dem: se al primo turno l’ex ministro dello Sviluppo economico potrebbe anche godere di larghi consensi, la vittoria al ballottaggio invece potrebbe essere a rischio: i Cinque stelle, memori della sua ostilità ai grillini e delle continue stoccate al governo giallorosso, potrebbero infatti decidere di non votarlo. Situazione ingarbugliata anche nella compagine di centrodestra, con i leader che questa settimana dovrebbero tornare a riunirsi per valutare sia i temi della campagna elettorale sia le candidature. Nel frattempo la leader di FdI, Giorgia Meloni, che ha più volte ribadito di non volersi candidare, venerdì lancerà da Garbatella, il quartiere dove è nata e ha iniziato la sua carriera politica, il tour nei territori: almeno cinque le tappe da qui a novembre «per dire ai romani che lei c’è e per parlare con la gente, dalla signora al mercato alle associazioni di categoria». In Forza Italia il vicepresidente, Antonio Tajani, ritiene che la convergenza su una candidatura unitaria sia già un buon punto di partenza: «Il futuro sindaco deve avere capacità amministrative e di governance». E alla lista di candidati, dopo Vittorio Sgarbi, si aggiunge Massimo Ferrero: «Vincerei a mani basse».