Festa del Cinema al via tra film, ospiti e incertezze
Al via oggi con «Soul» di Docter la Festa del Cinema
La Festa del Cinema comincia oggi con Soul, l’animazione della Pixar firmata Pete Docter (Oscar per Up e Inside Out): sognare con la Disney è un bel modo per esorcizzare la paura.
Chiediamo al direttore artistico Antonio Monda se abbia mai temuto di dover rinunciare alla Festa, per l’aumento dei casi di Covid. «Io ci ho sempre creduto, ma sono consapevole che può succedere di tutto. Vedo i dati ogni giorno, lo spirito che mi anima è quello della città in cui vivo da 30 anni, New York, che durante la Grande Depressione del 1929 costruì i suoi grattacieli più belli. Abbiamo i titoli e ci sono gli ospiti ma l’incertezza c’è, è totalmente al di sopra delle nostre teste, è una situazione fluida dove abbiamo doveri precisi per garantire la salute delle persone e la sicurezza».
La Festa all’Auditorium, quartier generale, ha a disposizione la Sala Sinopoli che normalmente ha 1200 posti, e la Sala Petrassi da 700. Il governo ha dato il via libera a 200 posti (se resta, il settore sarà in ginocchio). «La Regione Lazio, per la sala Sinopoli, ci ha dato una deroga fino a 400 posti», spiega Monda.
Parla di impegno preso e non di sfida, consapevole che, come per Venezia, è già un successo presentare un cartellone, benché ridimensionato per le limitazioni, e per il budget sforbiciato.
Gli eventi più attesi, che registrano il tutto esaurito, sono Mi chiamo Francesco Totti, il docufilm di Alex Infascelli sul campione giallorosso appena colpito dal lutto per la perdita del padre, e, «con una certa sorpresa», Supernova di Harry
Macqueen, con Colin Firth e Stanley Tucci in viaggio attraverso l’Inghilterra a bordo del loro camper per far visita agli amici, rivedere i familiari e ritrovare i luoghi del loro passato.
Sulla presenza di Totti, di cui è previsto l’incontro con Pierfrancesco Favino, Monda dice: «Ci sono appena stati i funerali di suo padre, è il momento del rispetto, a oggi la sua presenza è confermata ma l’ultima cosa che voglio fare è chiederglielo».
I titoli su cui si scommette sono Time, il documentario di Garrett Bradley «su una donna di colore che per vent’anni si è battuta per il rilascio di suo marito condannato all’ergastolo per un crimine che non ha commesso, ma che aveva avuto un precedente penale»; Ammonite di Francis Lee, storia lesbica ambientata nell’800 con Kate
Winslet e Saoirse Ronan; sul versante pop Stardust di Gabriel Range (in prima mondiale), con Johnny Flynn nei panni di David Bowie 24enne, nel 1971, quando decide di reinventarsi definendo la sua vera identità d’artista, trasformandosi nel suo alter ego, Ziggy Stardust. Steve McQueen presenta tre episodi della serie Small Axe: il tema è la lotta al razzismo, a cui si richiama il manifesto della Festa, con Paul Newman e Sidney Poitier. Gli altri eventi più gettonati sono gli incontri con Werner Herzog (parla di vulcani) e Damien Chazelle (sui musical), entrambi on line; con John Waters sul cinema spazzatura; con i fratelli Manetti e Gabriele Mainetti. Tranne il film di chiusura,
Cosa sarà di Francesco Bruni, con Kim Rossi Stuart, e quello di Alex Infascelli, tutti i film italiani sono opere prime: da Fortuna di Nicolangelo Gelormini
(ex assistente di Paolo Sorrentino), con Valeria Golino, a The Shift di Alessandro Tondo, da We Are The Thousand di Anita Rivaroli a Le Eumenidi, dove il ventisettenne Gipo Fasano, filmando col cellulare, porta Eschilo ai Parioli.
Gabriele Salvatores mostra
Fuori era Primavera, documentario sul lockdown, mentre Francois Ozon, autore dei grandi festival, porta Eté 85, con Valeria Bruni Tedeschi, in cui un ragazzo incontra l’amico che ha sempre sognato di avere, dopo essere stato salvato da un annegamento.
E quindi si ritorna alla dimensione del sogno, di un rito da riconquistare, così come la fiducia del pubblico, nel buio della sala, in mezzo a sconosciuti, davanti a uno schermo grande…
❞ La presenza di Totti Per ora è confermata ma dopo il suo lutto è l’ultima cosa che vorrei chiedergli