Calenda, niente primarie. Raggi e le comunarie
Lunedì per la sindaca il processo d’appello per il caso Marra. Pd, Calenda: no alle primarie
I malumori tra i grillini, spaccati tra favorevoli e contrari al Raggi bis, che chiedono le «comunarie» spinti dalla base. L’adunata dem a Pietralata per costruire l’alleanza progressista. Più due nuovi summit (oggi Salvini-MeloniTajani, ieri vertice interno alla Lega con parlamentari e consiglieri regionali) per individuare il nome da lanciare nella corsa al Campidoglio. I lavori sulle candidature sono in corso, al momento la griglia è composta dalla sindaca M5S e da Carlo Calenda, che ha spiegato di voler correre con o senza l’appoggio del Pd (il leder di Azione attende l’esito dei sondaggi) ma in ogni caso senza passare dalle primarie: «Roma tema nazionale, serve un incontro tra i segretari dei partiti della coalizione». C’è, però, una variabile della quale tutti gli schieramenti non possono non tenere conto e che li spinge a restare in posizione di attesa: lunedì Raggi sarà impegnata nel processo d’appello dopo l’assoluzione in primo grado dall’accusa di falso per la nomina (poi ritirata) a capo del dipartimento Turismo di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele. L’udienza era stata rinviata a marzo a causa del Covid ma stavolta, salvo nuovi rinvii, dovrebbe celebrarsi. E una condanna potrebbe cambiare gli scenari.
Non che il verdetto significhi che Raggi abbandoni la corsa. Anzi, come spiega il suo entourage, «il regolamento non dice che non si può ricandidare». Ma è ancora fresco il caso di Chiara Appendino, sindaca di Torino che, con la rinuncia al secondo mandato e l’auto-sospensione dal M5S in quanto condannata per falso, ha guadagnato molti punti (e forse un futuro a Roma) agli occhi dei vertici del M5S nazionale.
Raggi, anche sfidando Di Maio che vorrebbe su base locale la stessa formula Pd-M5S del governo, ha chiarito di voler correre per il bis. Con una condanna, però, i «ribelli» in Campidoglio avrebbero più forza per chiedere le comunarie che Raggi a quel punto non potrebbe più evitare. E il voto su Rousseau, con molti iscritti “integralisti” e non romani, potrebbe non legittimare il bis della sindaca che, così, sarebbe costretta a correre da civica pura.
Anche per questo il centrosinistra, ieri riunito in una sala del Lanificio Luciani a Pietralata, si muove senza fretta. Sul piatto la proposta di Calenda, il nome di un altro big ancora da trovare dopo i dinieghi di Enrico Letta, David Sassoli e Franco Gabrielli, oppure la soluzione primarie che al momento vede già in corsa una decina di concorrenti.
Il segretario dem romano, Andrea Casu, propone le primarie online, sulle quali però la convergenza non è unanime (contrari Italia Viva e Azione): per evitare assembramenti si potrebbe votare online, opzione contestata da alcune forze politiche perché difficoltosa per gli anziani. La verità è che il no di Calenda alla consultazione tra gli elettori di centrosinistra potrebbe essere una mossa per non sbilanciarsi troppo e mantenere il campo largo, ma se il Pd dovesse impuntarsi n0n è escluso il contrario. Intanto il centrodestra sembra va verso la scelta per il Campidoglio: «Roma è allo sbando, nelle prossime settimane faremo il nome del candidato sindaco», così Salvini dopo aver incontrato parlamentari e amministratori leghisti.