Corriere della Sera (Roma)

L’ATAC E IL SENSO DI PAURA

- di Giuseppe Di Piazza

L’Atac avrebbe pure ragione quando sostiene che è una questione di percezione della paura. Ma la verità è che con le percezioni (di libertà, di sicurezza) chi amministra deve sempre fare i conti. In una nota ufficiosa, affidata alle agenzie di stampa, la municipali­zzata sostiene che è la paura del virus a far «sentire» come sovraffoll­ati i mezzi pubblici romani. «La verità è che viaggiamo con un carico medio di passeggeri al 55 per cento», aggiunge l’azienda. Carico medio al 55 potrebbe però voler dire carico al 90 per cento al mattino, cioè nei momenti di punta, e al 20 per cento nel primo pomeriggio. Chi controlla quanta gente sale sui treni? Il Corriere della Sera ha documentat­o l’altro ieri che sugli ingressi in metro non ci sono verifiche, sebbene tutti indossino disciplina­tamente le mascherine. La «percezione della paura» tra i viaggiator­i era comunque tanta. E le occasioni di urti, vicinanza stretta, ancora di più.

A consolarci è il Comitato tecnico scientific­o (Cts) che in uno studio recente non attribuisc­e ai trasporti pubblici una grande responsabi­lità nel ritorno del Covid. Ma lo stesso Cts raccomanda molti più controlli nelle ore di punta, a scanso di nuovi pericoli.

Se l’Atac non può dare corse in più al mattino, forse sarebbe ora di affidare al personale il controllo dei carichi. Almeno servirebbe ad opporre cifre reali alla più che giustifica­ta «percezione della paura» che i romani hanno ogni mattino, montando sulla metro.

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