Tamponi, i privati non sono pronti
Negli oltre 100 centri autorizzati manca il reagente. Lunghe attese telefoniche. Si parte lunedì
Un coro di «non siamo pronti» e attese infinite (e spesso inutili) ai centralini, informazioni online fantasma. È il calvario in cui incappano i cittadini che tentano di sottoporsi ai test rapidi nei 135 laboratori privati autorizzati dalla Regione. Riuscire a prendere la linea è un miracolo, impossibile ottenere un appuntamento in pochi giorni. Almeno fino alla prossima settimana, la media dei laboratori pronti ai test è di uno su quattro. E c’è anche chi chiede più di 22 euro.
Un coro di «non siamo pronti» e attese infinite (e spesso inutili) ai centralini, informazioni online fantasma. È il calvario in cui incappano gli sfortunati cittadini che tentano di sottoporsi ai test rapidi per il Covid nei 135 laboratori privati autorizzati dalla Regione. Riuscire già solo a prendere la linea è un miracolo, ma la gioia dura il tempo di capire che bisognerà superare la seconda prova di resistenza: il labirinto delle voci registrate e l’abisso del «premi 9 se vuoi parlare con un operatore». La media dei laboratori pronti ai test è di uno su quattro: in alcuni casi i siti sono pieni di informazioni, ma poi come per Altamedica (viale Liegi) la pagina delle prenotazioni è in tilt. Al Laboratorio Torbellamonaca, in via del Fuoco Sacro, piace lo stile Kafka: ti indicano un telefono da chiamare per i test, lo componi, dopo sette minuti in attesa la voce metallica ti rinvia allo stesso numero su cui sei. Sarebbe comico se dall’altra parte dello smartphone non ci fosse un cittadino in allarme, per sé e i propri cari, che magari ha già tentato la strada degli intasati drive-in. Al Marilab dell’Infernetto si può fare solo il sierologico, per il tampone nasofaringeo «si attendono più chiare disposizioni dalla Regione», l’Artemisia Lab sull’Appia è l’unico tra i centri del gruppo già operativo.
Quando poi si riesce a parlare con un operatore per chiedere informazioni sui i test rapidi – sempre dopo la corsa a ostacoli dei call center con il sottofondo musicale inspiegabilmente a volume elevato subentra l’altra criticità del sistema di tracciamento. «Primo appuntamento il 22 ottobre», avverte la voce registrata del Laboratorio Pasteur, in via Montecassiano (Asl Roma 2); si parte la prossima settimana al Casilino Lab; «Prenotazione sì, ma per giovedì prossimo», avvisa la gentile centralinista della Praximedica di via Magna Grecia. Il problema però sta tutto nella premura dell’utente che vuole sapere se è contagiato o no, se può far tornare i figli a scuola o deve rinchiuderli in casa. A Villa Margherita al Nomentano un classico di questa odissea telefonica: «Lei è la chiamata numero cinque», ma quando arriva il tuo turno il disco cambia: «Non siamo in grado di gestire la tua chiamata». Riproviamo, risponde a sorpresa l’operatore che però confessa di aver risposto per sbaglio e comunque il primo appuntamento è il 15 novembre. Disponibilità a Villa Mafalda (Vescovio) per il 4 novembre, il 6 da Ars Medica (Vigna Stelluti ).
C’è anche chi offre altre prestazioni: «Non li facciamo, solo con il prelievo del sangue, il
costo è di 35 euro», spiegano dai Laboratori Vita di Latina. La schiera dei no è lunga quanto quella dei laboratori irraggiungibili, dove la linea cade o è tenacemente occupata: alla Sanatrix (Villa Chigi) aspettano i kit dalla Asl, all’Aurelia Hospital solo sierologico, niente test per ora a Radiologica Romana o Krasi (Asl Roma 1). Alla Quisisana (Parioli) sono furiosi perché non fanno i tamponi eppure sono sommersi da centinaia di chiamate.Uno scenario surreale che, a breve, si spera, cambierà: proprio in queste ore è stato stipulato un accordo tra la Regione e le associazioni di categoria della sanità privata per superare le attuali difficoltà, come il reperimento dei materiali e i protocolli indicati dall’Istituto superiore di sanità. Ora i laboratori si sono resi disponibili a effettuare i tamponi molecolari per i soggetti positivi all’antigenico, una soluzione che alleggerirà il carico dei drive-in. Un esempio: se ognuno dei 135 laboratori effettuasse 50 test al giorno, si arriverebbe a circa 6.500 tamponi rapidi, circa la metà del totale della media giornaliera laziale. Altrettanto importante, magari, sarà riuscire a rispondere ai telefoni.