LA SOMMA DI ASSENZE E DOLORI
Non esiste un numero altrettanto preciso e così dichiaratamente vago: superare la soglia delle mille vittime del virus Covid-19, nel Lazio, ci costringe a fare i conti con tutte e due queste sue personalità. Non è certo il caso di soffermarsi sugli ordini di grandezza: non si può dire se mille morti di coronavirus siano pochi o tanti e rispetto a cosa. Ci sono state realtà territoriali che hanno pagato prezzi molto più alti. Ma quel numero cardinale di cui oggi parliamo, sono mille persone, mille storie, mille volti, sono figli, fratelli, amici. Persone note o completamente sconosciute. Molte a cui gli affetti più cari non hanno potuto neanche dare l’ultimo saluto. In questo caso mille è la somma di questi dolori e il sovrapporsi delle assenze. Ma nel superare questa soglia psicologica, non è solo il numero cardinale a farci male. Colpisce anche il suo simbolismo figurato, quello che usiamo quando perdiamo la pazienza e ci rivolgiamo a qualcuno dicendogli «non fare finta di non capire, te l’ho spiegato mille volte». No, non le abbiamo contate quelle mille volte, conta piuttosto la fatica di ripetere inutilmente lo stesso concetto senza la speranza di essere ascoltati.
Possiamo chiedere quindi che questo numero mille non passi invano: cerchiamo di fare tesoro della lezione che questa epidemia ci sta infliggendo. Passeranno quelle mille e una notte che stiamo vivendo e potremmo pentirci delle scelte non fatte, proprio nei momenti più bui.
Difendere la sanità pubblica e il servizio straordinario e gratuito che offre è uno dei livelli di civiltà della nostra comunità a cui non dobbiamo rinunciare. Rammentare il prezzo che stiamo pagando a tutti, compresi quelli che si radunano in piazza, davanti alla Bocca della Verità per rivendicare bugie ridicole.
Ricordarci di medici e infermieri (magari anche delle loro retribuzioni, perché non tutti hanno ricchi studi privati e i giovani impiegano anni a raggiungere redditi dignitosi) anche senza applaudire dei balconi, e anche quando non abbiamo paura di finire in una terapia intensiva, potrebbe farci essere cittadini migliori.
Cogliamo l’occasione per riaprire il dibattito sulla distribuzione territoriale dei punti di assistenza sanitaria a Roma, avendo finalmente un’idea della sua estensione e della folle distribuzione abitativa.
Magari non avendo solamente i risparmi come criterio, ma l’efficienza e la sicurezza offerta ai cittadini. Quella efficienza e quella sicurezza che vengono garantite dalle tasse che paghiamo. Almeno da chi le paga. Chi le evade invece, a questi servizi non partecipa, si limita a pretenderle quando sta male. Senza vergogna.