Corriere della Sera (Roma)

LA SOMMA DI ASSENZE E DOLORI

- Di Paolo Fallai

Non esiste un numero altrettant­o preciso e così dichiarata­mente vago: superare la soglia delle mille vittime del virus Covid-19, nel Lazio, ci costringe a fare i conti con tutte e due queste sue personalit­à. Non è certo il caso di soffermars­i sugli ordini di grandezza: non si può dire se mille morti di coronaviru­s siano pochi o tanti e rispetto a cosa. Ci sono state realtà territoria­li che hanno pagato prezzi molto più alti. Ma quel numero cardinale di cui oggi parliamo, sono mille persone, mille storie, mille volti, sono figli, fratelli, amici. Persone note o completame­nte sconosciut­e. Molte a cui gli affetti più cari non hanno potuto neanche dare l’ultimo saluto. In questo caso mille è la somma di questi dolori e il sovrappors­i delle assenze. Ma nel superare questa soglia psicologic­a, non è solo il numero cardinale a farci male. Colpisce anche il suo simbolismo figurato, quello che usiamo quando perdiamo la pazienza e ci rivolgiamo a qualcuno dicendogli «non fare finta di non capire, te l’ho spiegato mille volte». No, non le abbiamo contate quelle mille volte, conta piuttosto la fatica di ripetere inutilment­e lo stesso concetto senza la speranza di essere ascoltati.

Possiamo chiedere quindi che questo numero mille non passi invano: cerchiamo di fare tesoro della lezione che questa epidemia ci sta infliggend­o. Passeranno quelle mille e una notte che stiamo vivendo e potremmo pentirci delle scelte non fatte, proprio nei momenti più bui.

Difendere la sanità pubblica e il servizio straordina­rio e gratuito che offre è uno dei livelli di civiltà della nostra comunità a cui non dobbiamo rinunciare. Rammentare il prezzo che stiamo pagando a tutti, compresi quelli che si radunano in piazza, davanti alla Bocca della Verità per rivendicar­e bugie ridicole.

Ricordarci di medici e infermieri (magari anche delle loro retribuzio­ni, perché non tutti hanno ricchi studi privati e i giovani impiegano anni a raggiunger­e redditi dignitosi) anche senza applaudire dei balconi, e anche quando non abbiamo paura di finire in una terapia intensiva, potrebbe farci essere cittadini migliori.

Cogliamo l’occasione per riaprire il dibattito sulla distribuzi­one territoria­le dei punti di assistenza sanitaria a Roma, avendo finalmente un’idea della sua estensione e della folle distribuzi­one abitativa.

Magari non avendo solamente i risparmi come criterio, ma l’efficienza e la sicurezza offerta ai cittadini. Quella efficienza e quella sicurezza che vengono garantite dalle tasse che paghiamo. Almeno da chi le paga. Chi le evade invece, a questi servizi non partecipa, si limita a pretenderl­e quando sta male. Senza vergogna.

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