Finanzieri & negozianti, la gang delle false griffe
False griffe, gang di finanzieri e negozianti
Chiusa l’inchiesta sulla presunta collusione fra militari della Finanza e negozianti che vendevano merce taroccata. In 24 rischiano adesso il processo, come richiesto dal pm Carlo Villani. Le accuse: corruzione, omissione d’atti d’ufficio, falso, rivelazione di segreto d’ufficio. Solo i finanzieri sono dodici: a loro, secondo l’accusa, anche regali per le mogli.
C’è chi, con il finanziere Rosario Trovato, l’ha ribattezzata «pensiero». Chi, invece, l’ha chiamata «caffè» conversando con l’appuntato Angelo Paparazzo. E chi vi ha alluso assicurando al maresciallo Gregorj Paparcone di «essere a disposizione». Parole cifrate usate dai negozianti di merce taroccata per nascondere il termine tangente. Da pagare ai militari delle Fiamme gialle che, in cambio, avrebbero chiuso un occhio sulla vendita di prodotti con marchi fasulli.
Con l’accusa di corruzione i finanzieri Trovato, Paparazzo e Paparcone - insieme ai colleghi Francesco Renda e Giovanni Di Gristina - rischiano di finire sotto processo dopo la chiusura delle indagini preliminari disposta dal pm Carlo Villani. Nell’inchiesta sono coinvolti altri sette finanzieri - Luca De Fazio, Enrico Colasanti, Maurizio Mei, Luca De Masi, Antonio Alberico, Gianpiero De Stefano, Giuliano Minniti - accusati di reati che vanno dall’omissione d’atti d’ufficio, al falso, alla rivelazione di segreto d’ufficio a seconda delle diverse posizioni. Il numero degli indagati per i quali il pm potrebbe chiedere il rinvio a giudizio, una volta terminati gli eventuali interrogatori, sale a 24 includendo commercianti e contraffattori di marchi che, tra il 2018 e il 2019, avrebbero pagato le mazzette.
Il più attivo sul fronte delle bustarelle intascate, stando alle accuse, è Paparcone, maresciallo in servizio al gruppo Pronto impiego, arrestato lo scorso 9 giugno. A chiarirne «la spregiudicatezza» è chi gli paga le tangenti: Aldo Perrone, gestore di un banco di merce contraffatta nei mercati rionali. «Prende a quattro mani, devo fargli un regalo per la moglie, sono rovinato» confida il commerciante indagato a un amico nel 2019, in coincidenza con San Valentino. Perrone è costretto a comprare al finanziere una borsa Alviero Martini da 300 euro che Paparcone donerà alla moglie per la festa degli innamorati. Sempre da Perrone, il maresciallo riceverà anche una giacca di pelle che regalerà alla consorte, mentre per sé avrà un Iphone X dal valore di 1.120 euro.
A una negoziante cinese invece, durante un controllo pilotato a fine dicembre 2018, Paparcone strappa la «tredicesima» perché lui «a Natale» vuole di più. E un’altra commerciante cinese, pur di non vederselo dattorno in negozio, gli paga una cena a base di pesce per tutta la famiglia: costo, 530 euro.
Posizioni più sfumate quelle di Trovato, Paparazzo, Renda e Di Gristina: questi finanzieri, secondo l’accusa, avrebbero ricevuto «remunerazioni non specificate» per effettuare sequestri parziali o rivelare notizie su indagini in corso.