Superati i mille morti Nel Lazio infranto il «muro simbolico»
Dal politico Rebecchini ai medici Valli e Cortesi, dal giovane impiegato di Cave al papà di Totti
A sette mesi dall’inizio dell’incubo Covid-19, nel Lazio è stata superata la soglia simbolica delle quattro cifre nella conta dei morti: ieri i decessi da coronavirus sono arrivati infatti a quota 1.001. A rimanere vittime del virus che ha scatenato la pandemia mondiale sono stati personaggi noti come gente comune. Dal più giovane, un 34enne di Cave impiegato in un call center, Emanuele Renzi, al responsabile dell’ufficio Anagrafe del Campidoglio, Aulo Mechelli; dal politico e ingegnere Gaetano Rebecchini, all’abate di Casamari, Eugenio Romagnuolo, dal ginecologo Edoardo Valli fino al papà di Francesco Totti, Lorenzo.
Mille e uno. A oltre sette mesi dall’inizio di questa battaglia senza quartiere contro il Covid-19, i decessi nel Lazio hanno sfondato la barriera delle quattro cifre: 1.001 ieri. Non ha guardato in faccia a nessuno, questo terribile virus approdato nella Capitale il 29 gennaio con i due turisti cinesi di Wuhan. Ha travolto e trascinato via esistenze di giovani sani e di anziani già minati da gravi patologie.Ha colpito gente comune, come Gaetano Corvo, professore di matematica del liceo di Alatri, un dipendente di call center, come il 34enne Emanuele Renzi, e un agente di polizia della scorta del premier Giuseppe Conte, Giorgio Guastamacchia. Si è portato via stimati professionisti come Edoardo Valli, noto ginecologo della Capitale, l’oncologo Francesco Cortesi o il politico-ingegnere Gaetano Rebecchini. Senza dimenticare di infliggere dolore nel mondo del calcio: nei giorni scorsi è infatti morto il papà di Francesco Totti, Enzo, già sofferente di diabete.