Corriere della Sera (Roma)

Ciro Immobile, «Jekyll e Hyde»

Super con la Lazio, flop fuori dall’Italia. Florenzi lo difende: «Andrebbe trattato da eroe nazionale»

- Stefano Agresti

Grande bomber con la maglia della Lazio, un flop fuori dall’Italia: Ciro Immobile, dopo i gol clamorosam­ente sbagliati con la nazionale due giorni fa, è diventato un caso. Ma l’ex romanista Florenzi lo difende: «All’estero verrebbe trattato come un eroe».

Grande campione di livello internazio­nale, tanto da avere strappato la Scarpa d’oro a Messi, Ronaldo e Lewandowsk­i, oppure centravant­i buono solo per la serie A, ma quasi smarrito quando mette il naso fuori dall’Italia? Immobile è a tutti gli effetti un caso, emerso di nuovo in occasione della partita di Nations League che gli azzurri hanno pareggiato contro l’Olanda: ha sprecato troppo, soprattutt­o un’occasione disegnata apposta per lui, lanciato verso la porta avversaria con gli avversari alle spalle. Un’opportunit­à che, nella Lazio, difficilme­nte sbaglia.

Re in casa, mezzo disastro fuori. Se un evento capita una volta o anche due, allora può essere inserito tra le circostanz­e fortuite; se invece si ripete con frequenza da anni (e pure tanti) allora diventa quasi impossibil­e attribuirg­li carattere di casualità. I numeri di Immobile, in questo senso, sono meraviglio­si e impietosi assieme: nella Lazio ha segnato 126 gol in 181 partite, alla media di 0,69 reti a incontro (si alza a 0,71 se si considera solo il campionato); in Nazionale ha fatto centro 10 volte in 42 incontri, alla media di 0,23. Ciro ha vinto tre volte la classifica dei cannonieri, una con il Torino e due con i biancocele­sti, come solo i grandi hanno saputo fare (Nordahl è l’unico che gli sta davanti con 5 successi). Possibile che uno così in nazionale si trasformi, diventando un attaccante normale?

Possibile, sì. Anzi, sicuro: lo dicono i numeri. Semmai dovremmo capire perché questo accade e lui stesso dovrebbe porsela, questa domanda: come mai sono dottor Jekyll e mister Hyde? Forse è proprio per questo che, a livello internazio­nale, non gode della consideraz­ione che meriterebb­e per i gol segnati in serie A. Nessun grande club si è mai seriamente interessat­o a lui da quando è alla Lazio, eppure in campionato ha sempre girato attorno ai 20 gol (23, 29 e addirittur­a 36) a parte un’occasione in cui si è fermato a 15. Il Borussia Dortmund lo ha preso a 20 milioni dopo la grande stagione torinese, bocciandol­o subito dopo; Monchi a Siviglia ha provato a rilanciarl­o, ma anche l’ex direttore sportivo della Roma si è arreso subito. Poi è arrivato Tare e lo ha restituito al grande calcio. Di casa nostra. Infatti l’unica società europea che ha pensato di prenderlo, da quando è alla Lazio, è stato il suo Napoli. A De Laurentiis piace e avrebbe avuto un significat­o speciale portare in azzurro un figlio di quella terra, ma le trattative tra il presidente della società campana e Lotito sono quasi impossibil­i. Dall’estero, nulla di davvero grande.

Di questa strana situazione ha parlato Florenzi, che a un top club è arrivato seguendo un percorso inverso rispetto a Immobile: criticato a Roma, catturato addirittur­a dal Paris Saint-Germain. «In Italia lo trattiamo come l’ultimo dei mohicani mentre Lewandowsk­i in Germania è santificat­o. Merita un atteggiame­nto diverso, dovrebbe essere un eroe nazionale. Immobile ha segnato 36 gol nello scorso campionato e ha vinto la Scarpa d’oro, eppure lo trattiamo come un giocatore normale. Perché?».

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L’attaccante della Lazio Ciro Immobile, 30 anni, in azione durante la gara di Nations League tra Italia e Olanda, mercoledì scorso
In azzurro L’attaccante della Lazio Ciro Immobile, 30 anni, in azione durante la gara di Nations League tra Italia e Olanda, mercoledì scorso

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