Ciro Immobile, «Jekyll e Hyde»
Super con la Lazio, flop fuori dall’Italia. Florenzi lo difende: «Andrebbe trattato da eroe nazionale»
Grande bomber con la maglia della Lazio, un flop fuori dall’Italia: Ciro Immobile, dopo i gol clamorosamente sbagliati con la nazionale due giorni fa, è diventato un caso. Ma l’ex romanista Florenzi lo difende: «All’estero verrebbe trattato come un eroe».
Grande campione di livello internazionale, tanto da avere strappato la Scarpa d’oro a Messi, Ronaldo e Lewandowski, oppure centravanti buono solo per la serie A, ma quasi smarrito quando mette il naso fuori dall’Italia? Immobile è a tutti gli effetti un caso, emerso di nuovo in occasione della partita di Nations League che gli azzurri hanno pareggiato contro l’Olanda: ha sprecato troppo, soprattutto un’occasione disegnata apposta per lui, lanciato verso la porta avversaria con gli avversari alle spalle. Un’opportunità che, nella Lazio, difficilmente sbaglia.
Re in casa, mezzo disastro fuori. Se un evento capita una volta o anche due, allora può essere inserito tra le circostanze fortuite; se invece si ripete con frequenza da anni (e pure tanti) allora diventa quasi impossibile attribuirgli carattere di casualità. I numeri di Immobile, in questo senso, sono meravigliosi e impietosi assieme: nella Lazio ha segnato 126 gol in 181 partite, alla media di 0,69 reti a incontro (si alza a 0,71 se si considera solo il campionato); in Nazionale ha fatto centro 10 volte in 42 incontri, alla media di 0,23. Ciro ha vinto tre volte la classifica dei cannonieri, una con il Torino e due con i biancocelesti, come solo i grandi hanno saputo fare (Nordahl è l’unico che gli sta davanti con 5 successi). Possibile che uno così in nazionale si trasformi, diventando un attaccante normale?
Possibile, sì. Anzi, sicuro: lo dicono i numeri. Semmai dovremmo capire perché questo accade e lui stesso dovrebbe porsela, questa domanda: come mai sono dottor Jekyll e mister Hyde? Forse è proprio per questo che, a livello internazionale, non gode della considerazione che meriterebbe per i gol segnati in serie A. Nessun grande club si è mai seriamente interessato a lui da quando è alla Lazio, eppure in campionato ha sempre girato attorno ai 20 gol (23, 29 e addirittura 36) a parte un’occasione in cui si è fermato a 15. Il Borussia Dortmund lo ha preso a 20 milioni dopo la grande stagione torinese, bocciandolo subito dopo; Monchi a Siviglia ha provato a rilanciarlo, ma anche l’ex direttore sportivo della Roma si è arreso subito. Poi è arrivato Tare e lo ha restituito al grande calcio. Di casa nostra. Infatti l’unica società europea che ha pensato di prenderlo, da quando è alla Lazio, è stato il suo Napoli. A De Laurentiis piace e avrebbe avuto un significato speciale portare in azzurro un figlio di quella terra, ma le trattative tra il presidente della società campana e Lotito sono quasi impossibili. Dall’estero, nulla di davvero grande.
Di questa strana situazione ha parlato Florenzi, che a un top club è arrivato seguendo un percorso inverso rispetto a Immobile: criticato a Roma, catturato addirittura dal Paris Saint-Germain. «In Italia lo trattiamo come l’ultimo dei mohicani mentre Lewandowski in Germania è santificato. Merita un atteggiamento diverso, dovrebbe essere un eroe nazionale. Immobile ha segnato 36 gol nello scorso campionato e ha vinto la Scarpa d’oro, eppure lo trattiamo come un giocatore normale. Perché?».