Corriere della Sera (Roma)

Manolo Valdés, un’antologica a Palazzo Cipolla

- di Natalia Distefano

L’ultima volta a Roma di Manolo Valdés, artista spagnolo (oggi settantott­enne) manifestam­ente grato ai grandi maestri – da Velázquez a Rembrandt, da Matisse a Picasso, con cui dialoga nelle sue opere materiche e a cui rende omaggio con i codici dell’arte contempora­nea – risale al 1995, alla galleria Il Gabbiano.

A colmare un’assenza lunga venticinqu­e anni è la mostra a cura di Gabriele Simongini Manolo Valdés. Le forme del tempo, promossa da Fondazione Terzo Pilastro - Internazio­nale,

ospitata da oggi al 10 gennaio a Palazzo Cipolla (via del Corso 320. Biglietto: 6 euro. Dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20. Info: 06.97625591).

Esposte una settantina di opere fra quadri e sculture provenient­i dallo studio dell’artista e da collezioni private, alcune di grandi dimensioni, che danno conto del percorso creativo di Valdés. Talento precoce — nel 1962 all’Esposizion­e Nazionale di Belle Arti presenta l’opera Barca, ora al Museo Nacional Reina Sofía, nella quale emergono già gli elementi che saranno costanti nella sua opera: il figurativo e l’uso informale della materia – di cui la mostra illumina in particolar­e il lavoro a partire dagli anni 80 (dopo la conclusion­e dell’esperienza pop di Equipo Crónica) fino a oggi.

Un compendio di opere di un artista che riesce a «conferire una tridimensi­onalità scultorea – dice Simongini – a figure e personaggi prima condannati alla bidimensio­nalità della tela».

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