FLAMINIO, RINASCITA IN UN PIANO
Il Flaminio è un quartiere sprecato: con tutto quello che ospita (Auditorium, Maxxi, ecc.) non è riuscito a decollare diventando -come auspicano gli urbanisti- un Distretto Culturale. Qualche esempio riguardante le strutture. Lo stadio Flaminio di Nervi: lasciato alle ortiche tra promesse e annunci. L’ultimo è della sindaca Raggi, che lo ha messo nella quota romana del «recovery fund». Il Ponte della Musica: tre anni di cantiere, otto milioni di euro e da nove anni fa trotterellare da una sponda all’altra del Tevere rari runner spaesati di fronte a tanta esclusiva grazia. Era previsto il passaggio di bus per collegare collettivamente due parti di città, dando un senso all’opera. E’ invece usato come passerella pedonale, con tutto quell’acciaio sopra e sotto i piedi di chi ci cammina. Non si riesce a dare al ponte una funzione più completa?
La facoltà di Architettura/La Sapienza ha presentato l’altro giorno un piano organico (coordinato da Piero Ostilio Rossi) per la rinascita del quartiere che esalterebbe, con la sua attuazione, la centralità urbana del Flaminio. Si basa sulla riqualificazione della Passeggiata Flaminia, sul completamento dell’asse che collega Villa Glori a Monte Mario e sulla valorizzazione dell’ansa del Tevere.
L’Università fa la sua parte: ma il Campidoglio ne vorrà tener conto o continuerà col suo procedere burocratico e indeciso a lasciare il Flaminio nel suo stato di quartiere incompiuto?