Willy e i depistaggi dei fratelli Bianchi: «È morto per quell’infame di Belleggia»
L’INCHIESTA Belleggia sospettato perché ai domiciliari. Il pm: hanno cercato di inquinare le prove
Il 16 ottobre 2020 Marco Bianchi, uno dei due fratelli che hanno aggredito Willy Monteiro Duarte, è a Rebibchiaro bia a colloquio con il terzo fratello, Alessandro. I due parlano in dialetto ma la loro conversazione, captata dalle microspie della Procura di Velletri, restituisce in modo
il contenuto della conversazione. L’esordio è un commento sulla medaglia assegnata a Willy dalla Presidenza della Repubblica («A chillo ragazzo là che è morto, a chillo Willy, gli hanno fatto la medaglia d’oro tutto quanto»), ma poi la chiacchierata vira verso il vero obiettivo, Francesco Belleggia: «Chio poraccio è morto così per chillo ‘nfame de Belleggia. Belleggia di me...», dice Alessandro al fratello detenuto.
infame». Riepilogando i fatti, il pm Luigi Paoletti, nella richiesta di autorizzazione alle intercettazioni, osserva come durante gli interrogatori di garanzia fosse emerso che «tutti o quasi tutti ad eccezione del Belleggia Francesco (assistito dall’avvocato Vito Perugini, ndr) si dichiaravano estranei ai fatti loro contestati cercando di inquinare le prove, cercando di scaricare colpe e responsabilità». Inizia, insomma, all’indomani degli arresti, il tentativo di chiamarsi fuori da quanto accadde quel sabato 6 settembre.
I carabinieri, nel frattempo, continuano a raccogliere testimonianze su quanto avvenuto la notte dell’omicidio. Tutte concordano nell’individuazione dei Bianchi come autori del pestaggio. Tutte indicano l’arrivo del loro suv come il momento clou della nottata, quello che trasforma una serata di movida qualunque in una notte violenta. Racconta Michele Vinciguerra, uno dei testimoni: «I due fratelli una volta scesi entravano direttamente all’interno dei giardini e dopo pochi istanti vedevo Marco Bianchi sferrare un calcio all’altezza del collo a Samuele Cenciarelli, che arretrava per il colpo e perché Marco Bianchi gli andava ancora addosso». Cenciarelli è la prima vittima della serata. Poi tocca a Willy che sta cercando di fare da paciere. «Quasi in contemporanea — prosegue Vinciguerra — Gabriele Bianchi, che inizialmente aveva seguito il fratello, riusciva dai giardini e lo vedevo sferrare in maniera distinta un calcio che colpiva Willy in pieno petto. A seguito del forte calcio Willy cadeva e andava a sbattere addosso a un veicolo di colore grigio lì parcheggiato, quindi cadeva in terra. Mentre si rialzava, ricordo era ancora in ginocchio, rivolgeva lo sguardo verso Gabriele Bianchi che gli sferrava un cazzotto alla testa che faceva sbattere Willy nuovamente alla stessa macchina e poi lo vedevo cadere steso in terra senza più rialzarsi». Willy non si riprende più. Il consulente tecnico della Procura che ha effettuato l’autopsia ha parlato chiaramente di «azione traumatica diretta, reiterata, coordinata e caratterizzata da particolare intensità nonché concentrata su sedi corporee vitali». Nessun dubbio che la morte di Willy sia stata la conseguenza diretta dei colpi inferti dai Bianchi. I due fratelli lasciano Willy agonizzante: «Gabriele Bianchi — conclude il testimone — subito si dirigeva verso il centro della strada per andare via e dietro di lui sopraggiungeva il fratello Marco Bianchi che uscendo dai giardini, prima di andare via, sferrava un calcio molto violento al corpo di Willy che era riverso in terra e che già faceva fatica a respirare».