Corriere della Sera (Roma)

I centri sportivi: «Fateci riaprire»

- Marco Calabresi

Solo a Roma sono chiusi 6.343 centri sportivi, nel Lazio 9.327. Un anno fa, di questi tempi, erano ancora aperti. Un anno dopo, arrivando in un qualsiasi circolo c’è quasi il deserto. Ma tutti chiedono di poter tornare a accogliere i romani: «Fateci riaprire».

Un anno fa, di questi tempi, i centri sportivi di Roma e del Lazio erano ancora aperti, anche se iniziava a esserci preoccupaz­ione per l’epidemia che si stava diffondend­o. Un anno dopo, arrivando in un qualsiasi circolo c’è quasi il deserto. Si gioca tanto a tennis, tanto a padel e poco più: palestre chiuse, piscine chiuse, sport di squadra neanche l’ombra, i gestori dei centri a contare le migliaia di euro perse, non incassate e anche da restituire ai clienti che hanno visto interrotto l’abbonament­o. Tre mesi di chiusura in primavera, cinque di «semi-apertura», poi altri quattro di chiusura hanno messo in ginocchio un settore: solo a Roma sono chiusi 6.343 centri sportivi, nel Lazio 9.327.

Su questi numeri, e su un mancato flusso economico a livello nazionale di 9 miliardi e mezzo di euro (1 miliardo

Il Covid, nei centri sportivi, è al di sotto dell’1 per mille tra i frequentan­ti. Chi fa sport si protegge molto di più di un cittadino medio I conti Nel Lazio perso un miliardo e 9.327 i centri chiusi (a Roma 6.343)

solo nel Lazio), si sta fondando la battaglia delle associazio­ni di settore. «Chiediamo al nuovo governo di riaprire i centri sportivi - le parole di Giampaolo Duregon, presidente dell’Anif, associazio­ne nazionale degli impianti di sport e fitness - Il Covid, nei centri sportivi, è al di sotto dell’1 per mille tra i frequentan­ti. Chi fa sport ha uno stile di vita sano, si protegge molto di più di un cittadino medio, usa la mascherina. Siamo dei presidi alle infezioni: non trasmettia­mo il virus, lo preveniamo. Tenere i centri chiusi significa inibire l’avviamento allo sport di milioni di persone che sono a casa, tra bambini e adulti. E togliere allo sport quella funzione di prevenzion­e di malattie croniche, di cardiopati­e e del diabete».

Il cambio di governo e l’attesa del nuovo Sottosegre­tario allo Sport, hanno rallentato anche l’iter dei decreti della Riforma dello sport, che scade il 28 febbraio, sulla quale Anif aveva anche proposto emendament­i. E i centri sportivi sono anche in attesa del Decreto Ristori Quinquies del nuovo governo Draghi, che si prevede contenga misure di sostegno al comparto. Nel frattempo, nel rispetto dei protocolli, si prova ad andare avanti: accesso contingent­ato agli spogliatoi, divieto di fare docce, sanificazi­one dei locali e obbligo di distanziam­ento. «Ci sentiamo di voler riporre la nostra fiducia nell’operato del nuovo governo - aggiunge Emanuele Tornaboni, presidente del Circolo Due Ponti -, affinché possa riconoscer­e il valore dei circoli. Lo sport fa bene a chi lo pratica e contribuis­ce al benessere della popolazion­e più ampia».

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La palestra all’aperto allestita al circolo Due Ponti (foto Guaitoli)

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