I centri sportivi: «Fateci riaprire»
Solo a Roma sono chiusi 6.343 centri sportivi, nel Lazio 9.327. Un anno fa, di questi tempi, erano ancora aperti. Un anno dopo, arrivando in un qualsiasi circolo c’è quasi il deserto. Ma tutti chiedono di poter tornare a accogliere i romani: «Fateci riaprire».
Un anno fa, di questi tempi, i centri sportivi di Roma e del Lazio erano ancora aperti, anche se iniziava a esserci preoccupazione per l’epidemia che si stava diffondendo. Un anno dopo, arrivando in un qualsiasi circolo c’è quasi il deserto. Si gioca tanto a tennis, tanto a padel e poco più: palestre chiuse, piscine chiuse, sport di squadra neanche l’ombra, i gestori dei centri a contare le migliaia di euro perse, non incassate e anche da restituire ai clienti che hanno visto interrotto l’abbonamento. Tre mesi di chiusura in primavera, cinque di «semi-apertura», poi altri quattro di chiusura hanno messo in ginocchio un settore: solo a Roma sono chiusi 6.343 centri sportivi, nel Lazio 9.327.
Su questi numeri, e su un mancato flusso economico a livello nazionale di 9 miliardi e mezzo di euro (1 miliardo
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Il Covid, nei centri sportivi, è al di sotto dell’1 per mille tra i frequentanti. Chi fa sport si protegge molto di più di un cittadino medio I conti Nel Lazio perso un miliardo e 9.327 i centri chiusi (a Roma 6.343)
solo nel Lazio), si sta fondando la battaglia delle associazioni di settore. «Chiediamo al nuovo governo di riaprire i centri sportivi - le parole di Giampaolo Duregon, presidente dell’Anif, associazione nazionale degli impianti di sport e fitness - Il Covid, nei centri sportivi, è al di sotto dell’1 per mille tra i frequentanti. Chi fa sport ha uno stile di vita sano, si protegge molto di più di un cittadino medio, usa la mascherina. Siamo dei presidi alle infezioni: non trasmettiamo il virus, lo preveniamo. Tenere i centri chiusi significa inibire l’avviamento allo sport di milioni di persone che sono a casa, tra bambini e adulti. E togliere allo sport quella funzione di prevenzione di malattie croniche, di cardiopatie e del diabete».
Il cambio di governo e l’attesa del nuovo Sottosegretario allo Sport, hanno rallentato anche l’iter dei decreti della Riforma dello sport, che scade il 28 febbraio, sulla quale Anif aveva anche proposto emendamenti. E i centri sportivi sono anche in attesa del Decreto Ristori Quinquies del nuovo governo Draghi, che si prevede contenga misure di sostegno al comparto. Nel frattempo, nel rispetto dei protocolli, si prova ad andare avanti: accesso contingentato agli spogliatoi, divieto di fare docce, sanificazione dei locali e obbligo di distanziamento. «Ci sentiamo di voler riporre la nostra fiducia nell’operato del nuovo governo - aggiunge Emanuele Tornaboni, presidente del Circolo Due Ponti -, affinché possa riconoscere il valore dei circoli. Lo sport fa bene a chi lo pratica e contribuisce al benessere della popolazione più ampia».