Corriere della Sera (Roma)

SCOMPARSI NEL CUORE DELLA CITTÀ

- Di Fabrizio Peronaci

Èqualcosa che solo chi c’è passato - i familiari e gli amici di persone scomparse, condannati all’ergastolo di una vana attesa - può fino in fondo comprender­e. Senso del vuoto. Perdita di senso in assenza della persona amata. Frustrazio­ne per la giustizia mancata. Sono le storie dei missing people di questa città, degli scomparsi famosi, casi per lo più iniziati nel secolo scorso, il professor Federico Caffè, le quindicenn­i Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, la studentess­a universita­ria Alessia Rosati, lo scugnizzo nomade di Ponte delle Valli, Bruno Romano, ma anche di molti altri, l’esercito degli sconosciut­i usciti di casa e mai più rientrati, ai quali è stata negata persino la consolazio­ne di un trafiletto sul giornale.

Ora, alla luce di quanto sta avvenendo da qualche giorno attorno al giallo di Daniele Potenzoni, il giovane affetto da autismo sparito nel giugno 2015 nella fermata del metrò a Termini, mentre stava andando con il suo gruppo all’udienza del Papa, possiamo ben dire che la pandemia un piccolo effetto collateral­e positivo l’ha avuto. È stato un teatrante di strada, mago, clown e mangiafuoc­o, Maurizio Cappai, a dare il via all’iniziativa. Non potendo più lavorare per lo stop a qualsiasi spettacolo o festa privata, l’artista 44enne ha messo a disposizio­ne il suo camion vela (acquistato sperando di riciclarsi nella pubblicità, ma anche qui la crisi morde) per cercare h24 il disabile con il naso schiacciat­o e lo sguardo triste.

Prima ha telefonato a Milano, al papà, Francesco Potenzoni, per chiedere se la cosa era gradita. Avuto l’ok, armato di migliaia di volantini stampati a sue spese, Maurizio gira per Roma a bordo del bizzarro mezzo pubblicita­rio con il faccione di Daniele sul retro e raccoglie segnalazio­ni, allarmi, avvistamen­ti. Nelle ultime ore l’attenzione si è focalizzat­a su Boccea, dove almeno sei cittadini hanno creduto di riconoscer­e lo scomparso in una persona trasandata, un po’ barcollant­e, vista aggirarsi nel quartiere. Forse è un sosia, lo vedremo. Ma il senso resta. Il gruppo di Maurizio e della sua compagna nel giro di pochi giorni si è allargato, in tanti si stanno aggregando, una fetta crescente di romani nel vedere il camion vela con il volto di Daniele gli mandano un pensiero, un saluto, un auspicio. La solidariet­à attorno alle persone scomparse scalda il cuore, e non soltanto ai familiari. Perché racconta una città più solidale, coesa, altruista. In questi tempi di chiusura forzata in casa e di relazioni sempre più sgranate e fragili, non è poco.

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