Scuola, fondi Ue per il web Speso solo il 10%
Usati dai presidi 700 mila euro su 6 milioni: «Difficoltà pratiche»
Degli oltre sei milioni stanziati dalla Regione in due bandi - usando fondi europei con l’obiettivo di migliorare le connessioni nelle scuole e le attrezzature informatiche, gli istituti sono riusciti fino a oggi a spendere appena 700 mila euro. Il problema principale sollevato da molti presidi è il fatto che gli apparati amministrativi degli istituti - già gravati dai problemi della pandemia - non sono riusciti in molti casi a preparare i progetti da presentare.
I problemi di connessione e la pochezza di attrezzature per la didattica a distanza sono tra le principali lamentele delle scuole e degli studenti che si sono dovuti adeguare alle lezioni virtuali. A ben guardare, però, dei finanziamenti regionali stanziati dall’inizio dell’emergenza ovvero da marzo dell’anno scorso solo una piccola parte sono stati effettivamente richiesti e quindi impegnati. Questo, spiegano i presidi, per ragioni spesso legate alla complessità dei progetti da presentare, specie in un periodo in cui le scuole e i loro uffici «tecnici» sono già sovraccarichi. Così, alla fine, i fondi restano al momento inutilizzati.
Sono due i bandi regionali, con fondi europei, che hanno riguardato, nell’ultimo anno, la connettività e più in generale le strumentazioni per favorire la didattica a distanza. Il primo, di marzo 2020, si chiamava proprio «Progetto di classe virtuale» e stanziava 2,7 milioni: per ciascun progetto, che poteva riguardare l’affitto dell’attrezzatura oppure l’accesso alle piattaforme per la formazione a distanza, le singole scuole potevano ottenere 3 mila euro. Ecco, ne hanno fatto richiesta 118 scuole, per un importo complessivo quindi di 354 mila euro. Una piccola parte, appunto, dei 2,7 milioni.
Più e meno lo stesso epilogo anche per l’altro e ultimo bando di novembre da 3,5 milioni, anche in questo caso contributi europei, che puntava specificamente sulla connettività delle scuole. Alla scadenza di febbraio sono arrivate in regione 71 richieste, non solo da parte delle scuole, ma anche di altri enti che potevano proporre il loro progetto, e in tutto sono stati accordati circa 650 mila euro, sui 3,5 milioni totali.
Per i presidi, dicevamo, c’è una spiegazione. «Si tratta di procedure non sempre semplici da seguire - commenta infatti Stefano Sancandi, dirigente del liceo Primo Levi all’Eur che non ha partecipato a nessuno dei due bandi -. È un lavoro impegnativo per il nostro personale amministrativo che soprattutto quest’anno è già molto sotto pressione. Spesso non si partecipa non per mancanza di volontà, ma per difficoltà pratiche». Altri presidi fanno anche notare che i soldi stanziati andrebbero comunque anticipati dalle scuole e poi «rincorsi» nei mesi successivi, quindi un disincentivo. «Come tutti i bandi che rientrano nei percorsi europei richiedono una progettualità e un aggravio amministrativo e gestionale che spesso le scuole non sono in grado di sostenere - osserva anche Cristina Costarelli del Newton -. Le nostre segreterie cambiano ogni anno, servono mesi solo per la formazione, così capita che questi finanziamenti tornino indietro così come accade per i fondi europei». L’assessore regionale alla Scuola, Claudio Di Berardino, assicura comunque che i fondi non spesi non andranno persi: «Siamo disponibili a rimodulare le risorse, e in caso a riproporre nuovi bandi, ascoltando le sollecitazioni che arriveranno dal mondo della scuola».