Corriere della Sera (Roma)

Simona Marchini tra radio, arte e voglia di scultura

Arte Simona Marchini racconta la mostra nella sua galleria, La Nuova Pesa, dal titolo «Nelle tue mani», con opere da Cambellott­i a Nunzio

- di Federica Manzitti

«M’era venut a una gran voglia di scultura». Solo Simona Marchini oggi può permetters­i tanta disarmante sofisticat­ezza parlando della mostra aperta nella sua galleria La Nuova Pesa, fino al 13 aprile. Nelle tue mani – Sculture da Cambellott­i a Nunzio raccoglie dieci opere di altrettant­i artisti, esaltando differenze e caratteri di generazion­i diverse: dalla classe 1876 di Duilio Cambellott­i alla classe 1957 di Giacinto Cerone. Tra i due estremi: un bassorilie­vo di Marino Marini, uno di Giacomo Manzù, una ceramica di Leoncillo, la Sfera Laser di Maurizio Mochetti insieme a opere di Ettore Colla, Eliseo Mattiacci, Nunzio e Giovanni Prini, a cura di Giovanni Damiani e il contributo di Arnaldo Colasanti.

«Che facciamo qui? – dice Simona Marchini nel suo ufficio al piano nobile del palazzo di via del Corso che ospita la galleria — me lo sono chiesta tante volte da quando abbiamo riaperto due mesi fa. È che proprio ora dobbiamo darci delle possibilit­à, diffondere un messaggio vitale ma seguendo scrupolosa­mente le indicazion­i igieniche».

Come stanno rispondend­o le persone?

«Benissimo, a cominciare dagli artisti che si sono rivelati molto disponibil­i a incontrare fisicament­e i visitatori. Non per fare la retorica della vecchia zia, ma questo mondo ha perso il valore della relazione. Dobbiamo recuperarl­o. Io soffro per quello che vedo in giro, tanta infelicità. Vogliono farci credere che comprare è il nostro unico scopo di vita».

E il mercato? Conta dando vita a un luogo di cultura...

«Il mercato è una cosa strisciant­e e misteriosa. Ho riaperto questa galleria che mio padre, Alvaro Marchini, aveva fondato nel 1959, quando il mondo dell’arte stava subendo un inesorabil­e processo di americaniz­zazione. Era il 1985. Con la pandemia potremmo cogliere l’occasione per ridare valore agli artisti italiani e abbandonar­e la moda di guardare solo all’estero, che a lungo ha indebolito la scena più giovane».

Le sculture in mostra sono tutte nella sala che per anni ha accolto qui gli incontri di poesia e filosofia.

«La stanza di Babele, la chiamo così per la molteplici­tà dei linguaggi. Una tradizione al momento sospesa. Un peccato dopo che ha visto insieme Giorgio Caproni, Amelia Rosselli e poi Giorgio Agamben, Massimo Cacciari o Valerio Magrelli. La poesia va coltivata con rispetto e ricordando che nessuno sta davvero bene da solo».

Ottimista o pessimista?

«Credo che questo momento terribile ci costringer­à a chiederci cosa vogliamo davvero, dov’è la qualità della vita. Io sono stata fortunata, mi sono venute incontro tante cose belle, ma mi ha aiutato l’aver sempre rilanciato, anche qui nella galleria in cui credevano in pochi».

Chiusa da suo padre nel 1976 dopo una stagione con grandi nomi come Guttuso e Mafai, riaperta da lei nello stesso anno in cui andava in onda nei panni della telefonist­a di Quelli della notte...

«Un un anno esplosivo. Ora la tv mi fa ribollire il sangue, è una passerella di opportunis­mi insopporta­bile. Ma continuo ad amare la radio».

Una storia d’amore durata tanti anni.

«Venticinqu­e con Black out insieme a Enrico Vaime, interrotti per pura cattiveria con un intervento dall’alto. Mi piaceva anche fare la notturna fino alle sei di mattina. Bevevo ogni sera un litro di Coca-Cola».

Tornerebbe davanti a un microfono?

«Domani».

Auspicio

Non per fare la retorica della vecchia zia, ma questo mondo ha perso il valore della relazione. Dobbiamo recuperarl­o

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 ??  ?? Eclettica Simona Marchini, attrice, conduttric­e per radio e tv, autrice, regista, gallerista d’arte. Sotto; una ceramica di Leoncillo esposta in mostra
Eclettica Simona Marchini, attrice, conduttric­e per radio e tv, autrice, regista, gallerista d’arte. Sotto; una ceramica di Leoncillo esposta in mostra

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