Il Papa: donne-schiave nel cuore della città
L’accusa Francesco e la tratta di esseri umani
«Anche nel centro di Roma ci sono donne che si vendono e che vengono schiavizzate». È il duro atto d’accusa di Papa Bergoglio di ritorno dal viag- gio in Iraq, dopo aver visto il «tariffario» dell’Isis. Per il Santo Padre il contrasto alla tratta delle donne-schiave «è un lavoro quotidiano», come dimostrano le sue visite ai centri di assistenza per giovani salvate dalla strada. A Roma sono circa 7mila le donne dedite alla prostituzione, oltre la metà sono sfruttate.
«Qualsiasi forma di prostituzione è una riduzione in schiavitù». Papa Francesco lo ha ripetuto più volte, anche nella prefazione del libro «Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada» di don Aldo Buonaiuto della Comunità Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che assiste nelle sue case decine di ragazze salvate dai loro sfruttatori. E proprio ieri, 8 marzo, il Santo Padre è tornato sull’argomento, parlando con i giornalisti sul volo che lo riportava in Vaticano dopo il suo viaggio in Iraq. Questa volta facendo riferimento direttamente alla Capitale.
«Anche nel centro di Roma le donne si vendono e si schiavizzano», ha detto Bergoglio, che poco prima aveva fatto riferimento al «tariffario» delle donne istituito dall’Isis. Il Papa ha ricordato proprio le sue visite nelle strutture d’accoglienza per ragazze e donne con un passato da schiave, sfruttate nella Città Eterna da organizzazioni senza scrupoli, sottolineando che a Roma «il lavoro contro la tratta è un lavoro quotidiano: dobbiamo lottare per la dignità delle donne, sono più coraggiose degli uomini. È sempre stato così, ma oggi sono umiliate. E questo succede fra di noi». Solo nell’area urbana della Capitale si stima che fino a un paio di anni fa fossero circa 7mila le donne dedite alla prostituzione, e quelle sfruttate oltre la metà.
Numeri che potrebbero essere diminuiti nell’ultimo anno a causa della pandemia, che ha ridotto per alcuni mesi la circolazione delle persone, anche se le operazioni delle forze dell’ordine contro lo sfruttamento e il favoreggiamento in appartamento e centri massaggi non sono state poche. Per non parlare delle reti di sfruttatori, anche di ragazzini minorenni, scoperte a ridosso delle stazioni ferroviarie, come Termini, adescati con i telefonini, come avevano rivelato i volontari di Intersos nel dicembre scorso nell’ambito di un progetto realizzato con il Comune. Le bande di sfruttatori continuano comunque a far arrivare ragazze dai Paesi dell’Est così come dall’Africa: un ricambio che non si è mai fermato, con giovani schiave, anche loro minorenni, segregate in appartamenti e avviate alla prostituzione. E, come sempre, per chi non rispetta gli ordini o non guadagna quanto previsto, scattano punizioni esemplari. «Da parte nostra i controlli ci sono sempre, specialmente nella zona Ostiense e Ardeatino - assicurano dalla polizia municipale -, la presenza delle giovani è un po’ in calo in altri quartieri, ma potrebbe essere collegato al coronavirus». Un calo degli affari che ha comunque spinto le organizzazioni criminali a cambiare strategia, preferendo appunto le alcove ai marciapiedi (questi ultimi spesso affittati al metro alle ragazze), in attesa che passi la pandemia.
In prima linea Il Santo Padre e le visite nelle strutture che assistono le vittime: «Contrastare la tratta è un lavoro quotidiano» I vigili «Controlli continui, Ostiense e Ardeatino i quartieri più colpiti. Altrove in calo, forse per il Covid»