Corriere della Sera (Roma)

«Io, medico di base, non voglio vaccinare»

Lo sfogo del dottor Malasisi: «Il mio studio è piccolo, quindi non c’è lo spazio indispensa­bile»

- Valeria Costantini

«Disertori o rispettosi delle leggi vigenti? Noi non vacciniamo perché non abbiamo spazi idonei. Serve più sostegno ai dottori di famiglia». Andrea Malasisi, 56 anni, internista e diabetolog­o, è uno dei medici del Lazio che si dichiarano impossibil­itati a somministr­are i vaccini antiCovid. Nessuna posizione ideologica ma criticità organizzat­ive, sottolinea dallo studio medico associato con 15 colleghi in zona Ostiense.

Non partecipat­e quindi alla campagna vaccinale?

«Non per ora, ci stiamo confrontan­do per aderire ma abbiamo problemi logistici.

Le regole prevedono ad esempio percorsi sicuri con ingressi e uscite separati, non ne disponiamo perché siamo in un condominio. Non possiamo creare assembrame­nti. Inoltre il meccanismo è complesso».

Può essere più preciso?

«Se il vaccino fosse pronto come quello per l’influenza, la procedura sarebbe semplice. Invece dobbiamo andare noi a prelevare le dosi, che ora sono esigue, calcolare al millesimo i tempi per le somministr­azioni senza intaccare la catena del freddo, pensare noi a diluirle per le iniezioni e predisporr­e un’area per la rianimazio­ne in caso di reazioni avverse. Non mi sembra facile».

L’accordo con la Regione prevede però che possiate andare a vaccinare in strutture sanitarie alternativ­e.

«Se le Asl mettono in campo questa ipotesi vedremo».

Ma cosa dice ai suoi pazienti le chiedono del vaccino?

«Ce lo chiedono eccome e rispondiam­o che ci stiamo organizzan­do. Per gli elenchi c’è già l’anagrafico regionale: lì ci sono tutte le liste per età e patologie. Si crea anche un problema di privacy: io dovrei inviare nominativi di pazienti che andrebbero avvertiti».

Qualcuno vi definisce «disertori».

«O rispettosi delle leggi vigenti? Se dobbiamo seguire con rigore le regole attuali, molti studi medici non risultano idonei a una campagna vaccinale massiccia. Spazi ridotti, dosi da centellina­re, molto tempo da impiegare per liste, chiamate ai pazienti: abbiamo molto lavoro e lo svolgiamo in condizioni faticose».

Il commento «Se dobbiamo seguire con rigore le regole attuali, molti studi non risultano idonei»

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Dal 1 marzo Uno studio di un medico di base che vaccina

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