Corriere della Sera (Roma)

Ad maiora, la dura sfida di Mayoral

- di Paola Di Caro

Ci sono posti nella vita che sogni fin da piccolo di occupare. Posti che quando hai conquistat­o un po’ a sorpresa, per caso, per strani accadiment­i attorno a te hanno persino suscitato entusiasmo in giro. Poi, per quei posti, a differenza che per altri, a un certo punto arriva qualcuno a chiederti se, insomma, era un tuo diritto essere lì o se per caso ti sei seduto dove doveva stare qualcun altro, approfitta­ndo della confusione, del fatto che era momentanea­mente libero e nessuno ti stava realmente guardando: «Scusi, c’è un piccolo problema: lei dovrebbe spostarsi, questa sedia non è la sua...».

Più o meno è quello che sta accadendo a Borja Mayoral, buon giocatore e ottimo ragazzo, arrivato in prestito alla Roma con un passato di sogni al Real Madrid e destinato al ruolo di riserva, poi si vedrà. Ruolo peraltro interpreta­to dignitosam­ente, all’ombra di un Dzeko monumento da scalare per tutti i suoi predecesso­ri.

Ma quando c’è stato da fare il grande salto ovvero non più tenere solo caldo il posto al titolare per il giovane centravant­i è arrivato il momento difficile, che solo pochi superano. Quello in cui non bastano più l’impegno, la dedizione, il saper far benino un po’ tutto ma nulla con genio. Quello in cui qualcuno arriva, ti guarda con sospetto e ti chiede se ce l’hai il biglietto per la poltrona in prima fila. E allora bisogna tenere duro. Guardarsi dentro ed essere pronti a darsi e ricevere tutte le risposte, belle o brutte che siano. Serenament­e. Perché nulla è scontato, mai: ad maiora, Mayoral.

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