Crediamoci, Champions raggiungibile
Leggo e ascolto molti autorevoli commentatori esperti di Lazio parlare della inevitabile resa dei conti che ci sarà a fine stagione a Formello, con previsioni di teste rotolanti e via così. Tutto giusto, ma forse bisognerebbe ricordare che la Lazio deve ancora giocare 13 partite (39 punti in palio) in campionato e che l’obiettivo Champions League si è allontanato ma è ancora raggiungibile. Già, perché la Lazio è costretta a giocare con una difesa inguardabile, ma può schierare giocatori come Luis Alberto, MilinkovicSavic, Immobile, Acerbi e Correa. Giocatori che sarebbe titolari in tutte le squadre italiane e in molte squadre europee di livello. Però bisogna dare una scossa a tutta la squadra, fuoriclasse veri o presunti, senza guardare in faccia a nessuno, come ha sottolineato nei giorni scorsi capitan Lulic. Continuare a sperare che alla fine i top players ci porteranno per grazia ricevuta almeno al quarto posto è una pericolosa illusione. Tutti noi tifosi abbiamo sempre nella memoria la Lazio del 198485, con Chinaglia presidente e Carosi allenatore. Una squadra imbottita di top players come Giordano, Laudrup, D’Amico e Manfredonia. Finì con 15 punti, due sole vittorie contro Cremonese ed Avellino e la retrocessione. Chiaramente stiamo parlando di un’era geologica molto lontana, situazioni molto diverse, ma come si dice bisogna «conoscere la storia per non ripetere gli errori del passato». Per questa Lazio non arrivare nelle prime quattro sarebbe come la retrocessione di 36 anni fa. E in quel caso sicuramente molte teste rotoleranno a Formello a fine campionato.