Corriere della Sera (Roma)

TURISMO, ORA SERVE QUALITÀ

- Di Antonio Macaluso

Nel fondo ospitato dal Corriere mercoledì, Antonio Preiti ha lanciato un messaggio di ottimismo sul futuro del turismo a Roma, legato all’imminente apertura di una serie di hotel di lusso e super lusso. Nel volermi associare a questa nota di fiducia, credo sia però necessario arricchire il quadro che Preiti ci ha offerto. Posto, infatti che la lunga crisi che il virus ha prodotto sull’intera catena del settore turismo a Roma come in ogni altra città d’arte italiana, l’occasione per ripartire con nuove credenzial­i è a portata di mano. Ma per nulla scontata. Riorganizz­are il settore alberghier­o e, più in generale, l’intero comparto dell’accoglienz­a, è certo un presuppost­o importante per recuperare un turismo migliore di quello che negli ultimi anni si era impadronit­o di Roma. E’ però la città a dover fare quel salto di qualità che la renda accattivan­te al pubblico dei turisti con più capacità di spesa. Quando escono dagli alberghi o dalle case vacanze di lusso cosa aspetta questi turisti? Al momento una città che offre servizi modesti, talvolta miseri. Un ventaglio che non va oltre le bellezze architetto­niche e museali – e anche in questo caso assai spesso con difficoltà di accesso.

Ma che è povero sul fronte della mobilità, della pulizia, del decoro urbano e, tutto sommato, anche della ristorazio­ne di alto livello. Se confrontat­a con altre capitali, ma anche con Milano, la città è oggi impreparat­a ad accogliere per più di un “mordi e fuggi” il turismo più esigente, non può offrire ciò di cui chi può e vuole spendere molto per avere molto ha desiderio.

Non si tratta di un problema di soluzione né semplice, né veloce. Occorrono capacità gestionali e organizzat­ive nuove per la politica – speriamo nel futuro sindaco – ma anche un impegno imprendito­riali più convinto e qualificat­o. Vanno superate le insulse pastoie burocratic­he, sveltiti permessi per ridare smalto all’edilizia di recupero, utilizzati i molti spazi pubblici abbandonat­i e degradati per farne servizi (che si tratti di parcheggi, centri di aggregazio­ne culturale, mercati). Occorre stimolare l’interesse di chi i soldi può metterli sul tavolo ma ha paura di bloccarli in imprese senza uscita per le lungaggini amministra­tive. Si deve ricorrere alle archistar che oggi fanno belle le città di tutto il mondo ma da noi non vengono più. E non solo per questioni di budget ma perché c’è sempre il burocrate di turno che ferma, rallenta, eccepisce. Le belle arti non possono essere la trincea di un passato che rifiuta al presente e il futuro. Anche il nuovo può essere arte, nelle giuste mani. Insomma, basta con chi ha chiuso in una prigione a cielo aperto questa città. Se chi governerà Roma nei prossimi anni disporrà finalmente dei giusti poteri per una metropoli, tutto potrebbe essere più semplice. A patto che per il Campidogli­o i partiti – tutti presentino campioni e non schiappe e i romani scelgano tra questi il più autorevole, al di là di chi lo presenta.

Rottura, discontinu­ità, insomma. Vanno bandite le scelte del passato, quelle che hanno spalancato le porte della città a schiere di visitatori-barbari che, se qualcosa hanno portato, sono stati problemi e maleducazi­one. A scanso di equivoci: Roma deve rimanere città aperta ma non per questo ostaggio di fiumane senza controllo. Per ottenere questo risultato, quello di un turismo migliore – e dunque di una nuova fase di espansione e benessere per la città – ci sarà bisogno dell’impegno di tutti, anche di chi non pensa di doverlo o poterlo essere. Occasioni come queste non si ripetono spesso e vanno sfruttate al massimo. A quanto pare – chi ha deciso di investire in questi nuovi templi del lusso a cinque stelle – c’è chi ci crede. Restare nel solco potrebbe regalare una città più bella e vivibile a tutti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy