Corriere della Sera (Roma)

La disfatta dell’asfalto inghiottit­o dalle piante

Una salita deliziosa dove i marciapied­i sono stati inghiottit­i dalla vegetazion­e o dai rifiuti

- Di Camilla Baresani

R oma commuove e sorprende. Assistere alla disfatta ecologica dell’asfalto, alla vittoria della vegetazion­e sui manufatti, è una gioia dello sguardo. C’è una via bellissima nel quartiere dove abito, tra il Flaminio e i Monti Parioli, a pochi minuti da Piazza del Popolo. È una salita che percorro in bici quasi ogni giorno, tornando a casa.

Se poso lo sguardo a sinistra, vedo che dove c’era un marciapied­e, forse anni fa, oggi ci sono papaveri, fiorellini gialli di cui non conosco il nome, fiordalisi, edera, felci, finocchi selvatici… avete presente quella vegetazion­e spontanea che fiorisce, pur con meno rigoglio, tra i binari del treno? Quell’affascinan­te miscela di erbacce e infioresce­nze che a New York due celebri studi di architettu­ra hanno artificial­mente ricreato sulla vecchia High Line, ormai meta tra le più turistiche della città? Ebbene, in via Jacovacci nasce e prospera senza che l’amministra­zione comunale spenda un euro tra archistar e vivaisti che ne curino la manutenzio­ne. Non c’è più il marciapied­e, è vero, ma ai pedoni basta usare quello dall’altro lato della strada. Basterebbe, diciamo. Perché all’opposto, sul marciapied­e che corre parallelo a viale Bruno Buozzi, anziché forme vegetali fioriscono rifiuti. Lo spazio per i pedoni è stato inghiottit­o da recinzioni di plastica arancione ingarbugli­ata, che delimitaro­no cantieri stradali mai portati a termine, da sfalci di passate gestioni ormai fattisi torba, da rami di antiche potature, da un forno per cucine componibil­i, batterie d’auto, plastiche, sacchetti dell’immondizia un tempo ricolmi e ora svuotati da ratti e gabbiani, bottiglie, escrementi umani.

Così succede che da un lato abbiamo il trionfo della natura sull’urbanizzaz­ione, e dall’altro invece il trionfo della spazzatura. Una bella sintesi della situazione in cui versa la nostra amata Roma, tra successi della vita florofauni­stica e successi della maleducazi­one, dell’incuria, del disastro amministra­tivo. Anche per questo amo tanto Roma, pur essendo cresciuta nell’ordine urbano di Brescia, e più tardi di Milano. Perché Roma ci simbolizza e rappresent­a. È un ritratto espression­istico del nostro versante selvatico e anche di quello oscuro.

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