Corriere della Sera (Roma)

Caos sepolture, la Procura apre un’inchiesta

Al momento 850 salme in più rispetto al normale sono nelle camere mortuarie

- Andrea Managò

Sono 850 in più, rispetto alla media ordinaria, le bare che attendono il loro turno nelle camere mortuarie dei cimiteri Flaminio e Verano. I cimiteri romani sono al collasso e gli addetti del settore presentano un esposto in Procura.

Riuscire a far cremare le salme dei propri cari nei tempi previsti, due settimane, da sei mesi a Roma è diventata un’impresa. Dopo il dolore per la perdita di un parente o un amico, l’attesa per dargli una degna sepoltura può durare anche un paio di mesi. Una sorte analoga spetta alle tumulazion­i delle urne: da gennaio scorso una circolare del ministero della Salute dispone la priorità per le prime sepolture, con tempi dilatati per quelle classifica­te come non urgenti. Così nei giorni scorsi l’Efi, una sigla che raccoglie gli operatori del settore funebre, ha presentato un esposto in Procura ipotizzand­o i reati di sottrazion­e di cadavere e omissione di atti di ufficio.

Attualment­e, riferisce l’Ama, attendono il loro turno nelle camere mortuarie dei cimiteri Flaminio e Verano circa 850 bare in più rispetto a quelle presenti in un periodo

Ama (nella foto l’ad Stefano Zaghis) prova a tamponare l’emergenza. Sono disponibil­i su appuntamen­to circa 400 urne richieste in affido da congiunti, oggi tenute in custodia nei cimiteri cittadini ordinario. A dicembre, nel pieno della seconda ondata dell’epidemia di Covid, erano anche di più. Sono accatastat­e a decine su rastrellie­re di tubi di metallo da 3 o 4 ripiani: a San Lorenzo nel cimitero monumental­e stazionano in corridoi angusti, a Prima Porta in degli stanzoni.

Da mesi i sindacati denunciano la situazione. Poi sono arrivati i maxi cartelloni affissi in diversi punti della città da Oberdan Zuccaroli per chiedere scusa alla mamma perché «non riesco ancora a farti tumulare». Infine la denuncia del parlamenta­re Pd Andrea Romano, che da due mesi attende di seppellire l’urna del figlio. Virginia Raggi ha contattato il deputato per scusarsi: «Ho il cuore colmo di dolore. Ho convocato Ama per chiedere cosa sia accaduto, mi è stato assicurato un intervento straordina­rio».

La crisi nasce da due fattori. In parte è legata alla pandemia di Covid: negli ultimi sei mesi, a partire dalla seconda ondata, a Roma sono morte oltre 5mila persone in più rispetto allo stesso periodo del biennio precedente. Ma la crisi del sistema cimiterial­e racconta anche una laicizzazi­one dei costumi. Nel 2000 in città venivano effettuate circa 3mila cremazioni all’anno, nel 2020 sono state quasi 16mila. In 20 anni si è passati da un decimo a più della metà dei defunti cremati ogni anno. Un ritmo che l’unico impianto cittadino - 6 forni con capacità di 250 pratiche al giorno che può estendersi fino a 360 - non riesce a sostenere. Già nel 2019, prima del coronaviru­s, l’allora ad di Ama Massimo Ranieri aveva segnalato in una comunicazi­one al gabinetto della sindaca che era «necessario» realizzare altri due forni per «far fronte al progressiv­o incremento della domanda di cremazioni» e scongiurar­e eventuali criticità. Una richiesta rimasta inevasa.

Del caso discuterà anche l’assemblea capitolina, il presidente Marcello De Vito proporrà ai capigruppo una seduta a tema il 5 maggio. Nel frattempo Ama prova a tamponare l’emergenza. Sono disponibil­i su appuntamen­to circa 400 urne richieste in affido da congiunti, oggi tenute in custodia nei cimiteri cittadini. Da maggio, invece, dovrebbero riprendere anche le tumulazion­i delle ceneri.

La sindaca al deputato Pd «Ho il cuore colmo di dolore. Ho convocato Ama per chiedere cosa sia successo»

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