Corriere della Sera (Roma)

Atac, incarichi doppi e compensi lievitati

- Ilaria Sacchetton­i

Chi volesse conoscere l’attore principale del servizio di trasporto della Capitale resterebbe disorienta­to. All’epoca dei Cinquestel­le, teoricamen­te impegnati nell’opera di efficienta­mento e razionaliz­zazione delle partecipat­e capitoline, il trasporto viene gestito da quattro società in simultanea, vale a dire Roma Capitale, Atac spa, Roma metropolit­ane e Roma Servizi per la Mobilità.

Il risultato, simile a quello conseguito al tempo della fioritura dell’odiata casta, è descritto nella relazione di deferiment­o della Corte dei Conti alla quale ha avuto accesso il consiglier­e comunale Francesco Figliomeni (FdI): «La compresenz­a e la parziale sovrapposi­zione di competenze fra tutti i richiamati attori societari rende il modello organizzat­ivo attuale poco conforme ai canoni di razionalit­à, economicit­à ed efficienza». L’attività di razionaliz­zazione delle partecipat­e capitoline è a carissimo amico, scrivono i giudici contabili dando al Comune tempo fino al 10 maggio per proporre soluzioni non più rinviabili. A chi pensa, poi, che il trasporto sia un caso isolato ecco un altro esempio tratto dal mondo dei beni culturali dove ben tre società — Eur spa, Zetema e Palaexpo — si contendono il medesimo obiettivo: valorizzar­e il patrimonio artistico attraverso mostre, esposizion­i, iniziative culturali.

Tornando al trasporto pubblico si assiste in casa Atac all’utilizzo di quei metodi appena descritti, vale a dire duplicazio­ni di incarichi e lievitazio­ne dei relativi compensi. Così la procedura di concordato preventivo alla quale l’azienda si è sottoposta tre anni fa per evitare il default, si è trasformat­a in (ghiotta) occasione per distribuir­e consulenze e commission­i. Il magistrato istruttore dell’atto di deferiment­o, Giuseppe Lucarini, osserva, per fare un esempio, come un dubbio sulla compatibil­ità fra l’ incarico di direttore generale e quello di presidente abbia generato nella municipali­zzata dei trasporti l’esigenza di porre a due consulenti la stessa domanda. Non solo Atac ha pagato due esperti che sono arrivati alla medesima conclusion­e ma quella conclusion­e, osserva con trattenuta amarezza Lucarini, «trovava espressa soluzione nell’articolo 11 comma 12 del testo unico sulle partecipat­e». Inutile dire che l’azienda dei trasporti ha vigilato poco anche su report e relazioni che i consulenti erano invece tenuti a dare. Così il contributo fornito da uno dei tanti consulenti incaricati di vigilare sul concordato preventivo «ha riguardato essenzialm­ente la limatura di alcune bozze del verbale del consiglio di amministra­zione in materie spesso non attinenti il concordato preventivo e, in alcuni casi, per situazioni precedenti il conferimen­to di incarico».

Ma oltre al disastro contabile di Roma metropolit­ane, i cui bilanci sono in attesa di approvazio­ne da anni (e sulla quale il Campidogli­o ha avuto decisioni «oscillanti»), a Lucarini preme sottolinea­re il tema degli investimen­ti che riguardano l’ammodernam­ento della rete e dei mezzi: «Si osserva che la vetustà di gran parte delle reti utilizzate da Atac (metro, tram e tratte ferroviari­e) così come del parco mezzi, richiede decisioni di investimen­to ben programmat­e e di lungo respiro». Sarà in grado il Comune di rispondere su questo a breve? Chissà. Intanto Figliomeni chiosa: «Messo nero su bianco quanto denunciamo da anni».

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