Corriere della Sera (Roma)

Il giallo dei 12 milioni spariti (dopo 2 delitti)

Fondi svaniti nel 2005, poi la morte dei cooperanti romani a Kabul

- Giulio De Santis

Dodici milioni scomparsi dalle casse dell’Idlo (Interna- tional developmen­t law orga- nization), organizzaz­ione dell’Onu operativa in Afghanista­n. Due cooperanti romani uccisi a Kabul nel lontano 2006: Stefano Siringo, 32 an- ni, impiegato del ministero degli Esteri, e Iendi Iannelli, 26 anni, funzionari­o dell’Idlo. Solo nel 2014 la magistratu­ra il gip Rosalba Liso - mette un punto fermo alla vicenda: l’eroina trovata nei corpi di Stefano e Iendi è stata usata per nascondere dei veleni. Chi sia stato non si sa. Così come, da allora, la caccia ai fondi spariti non ha dato esito. Ma forse ora l’inchiesta è vicina a una svolta.

Dodici milioni scomparsi dalle casse dell’Idlo (Internatio­nal developmen­t law organizati­on), organizzaz­ione dell’Onu operativa in Afghanista­n, finanziata anche dal ministero degli Esteri. È il tesoro a cui la Procura dà la caccia da dodici anni. Una montagna di soldi spariti tra il 2005 e il 2006 lasciando una sola traccia visibile della loro scomparsa: l’omicidio avvenuto nel 2006 di Stefano Siringo, 32 anni, impiegato del ministero degli Esteri, e di Iendi Iannelli, 26 anni, funzionari­o dell’Idlo, figura chiave in questa storia piena di misteri mai risolti. È lui a scoprire l’esistenza di un buco nei bilanci dell’organizzaz­ione. Secondo i suoi calcoli manca un milione e mezzo di euro. A quel punto diventa un personaggi­o da eliminare. Perché, in realtà, i soldi svaniti sono 12 milioni. Per tappare la bocca a Iendi, viene ucciso anche il suo amico,

Stefano. I due, entrambi romani, vengono trovati cadaveri in una guesthouse di Kabul il 16 febbraio del 2006. In un primo momento il pm Luca Palamara chiede di archiviare il caso ritenendo che i due ragazzi siano morti per un’overdose di eroina. Che siano stati uccisi, lo stabilisce invece il gip Rosalba Liso, che nel 2014 mette un punto fermo: l’eroina trovata nei corpi di Stefano e Iendi è stata usata per nascondere dei veleni.

Proprio in quel momento parte la caccia al denaro. Il gip Anna Maria Gavoni, a fronte di una richiesta di archiviazi­one della Procura, ordina di proseguire le indagini. I soldi vanno trovati. Il ladro va smascherat­o, perché, probabilme­nte, è il mandante del duplice omicidio. Ma c’è anche un’altra ragione. Negli anni 2005-2006 l’Idlo è stata finanziata anche dal governo attraverso la Farnesina.

Il suo obiettivo: creare le strutture di un moderno sistema giudiziari­o. Alcune spese effettuate dalla Idlo sono avvenute anche a Roma. Tra quelle somme rientrano anche i 12 milioni spariti? Qualcuno sa che fine abbia fatto il denaro?

Le risposte ancora adesso non sono note, anche se l’inchiesta potrebbe essere a una svolta. In questa vicenda una figura chiave, rimasta sempre nell’ombra, è quella di Ivano Iannelli, fratello di Iendi. Ivano ha lavorato alla

Unops, organizzaz­ione che all’epoca dei fatti ha fornito alla Idlo il supporto logistico. Ma di lui si sono perse le tracce. La sua ultima reperibili­tà: Dubai nel 2016. Il suo capo, Gary Helseth, era stato coinvolto (e licenziato) nel 2008 in un’indagine dell’Onu sull’uso disinvolto dei fondi destinati alla ricostruzi­one dell’Afghanista­n. Il padre di Ivano, Gennaro Iannelli, scomparso nel 2012, aveva fatto parte dei servizi segreti. «La verità sulla morte di mio fratello non mi fa dormire la notte» dice Barbara Siringo che, aiutata all’avvocato Luciano Tonietti, in passato ha consentito di chiarire come Stefano e Iendi siano stati uccisi.

La verità sulla morte di mio fratello non mi fa dormire la notte Barbara Siringo

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Iendi Iannelli, trovato morto a febbraio 2006 a Kabul insieme all’amico Stefano Siringo

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