Il film coi soldi dei clan Muzzi: «Impensabile»
Il regista Muzzi dopo l’arresto del produttore di «All’alba perderò»
Tra stupore e incredulità si fa strada anche un sentimen- to di rivalsa: «Mi sento danneggiato, penso di costituir- mi parte civile al processo» dice il regista Andrea Muzzi, autore del (pluripremiato) film «All’alba perderò». La commedia è nell’occhio del ciclone dopo gli arresti dell’antimafia capitolina che hanno portato in carcere Daniele Muscariello, finanziatore (per 1milione e 200mila euro) della pellicola. Muzzi racconta il rapporto con Muscariello sul set («Un ignorante in materia di cinematografia ma non l’ho mai visto con gente strana») e il «bigottismo» dell’ambiente: «Noi, penalizzati per aver fatto il nostro lavoro».
«Mi avessero detto che quel ragazzone naif, interpretava un ruolo strategico per la camorra, beh, sinceramente, non ci avrei creduto». Le parti in commedia sono capovolte e oggi Daniele Muscariello, imprenditore finito agli arresti con l’accusa di riciclaggio per il clan, diviene protagonista di trame inconfessabili, mentre ad Andrea Muzzi, regista del film «All’alba perderò», non resta che rimpiangere il proprio candore: «L’idea — dice — era quella di nobilitare la sconfitta, facendo un film su un gruppo di perdenti. Potevo immaginare che dietro quei finanziamenti c’erano i boss?». Ora i titoli sono tutti per lui, Muscariello, il colletto bianco sotto i riflettori dell’antimafia capitolina, e la commedia rischia la dannazione perpetua quale escamotage della criminalità organizzata. Il punto è che, secondo i pm Francesco
Cascini e Francesco Minisci, i soldi della pellicola venivano dai D’Amico-Mazzarella di Napoli.
«Certo aveva un tenore di vita altissimo — riflette Muzzi — cena fuori tutti i giorni e orologi all’apparenza costosissimi, ma non sembrava il tipo da pianificare affari con i clan. Si divideva fra il set e la sua compagna dalla quale aspettava un figlio. Inoltre non l’abbiamo mai visto in compagnia di gente strana»
I trait d’union con la camorra non hanno un marchio particolare...
«Lui ci pagava e noi facevamo una regolare fattura. Pareva il tipico imprenditore in cerca di investimenti per alleggerire la propria dichiarazione dei redditi. Il mondo del cinema ne è pieno»
Secondo i pm pagò un milione e oltre con capitali provenienti dalla droga
«E si sarebbero serviti di un tipo così chiassoso e narcisista anziché di una persona discreta e defilata?»
La sua incredulità potrebbe esserle fatale se l’ambiente è quello che descrive...
«Ho detto no ad altri progetti che non mi convincevano ma oggi penso che forse bisognava avere sedici occhi...»
Nel film si brinda con il vino di una società che avrebbe schermato i veri interessi dei clan...
«È vero ma quella scena era nella sceneggiatura prima ancora di trovare i finanziamenti. Ripeto: non potevamo immaginare»
Il rapporto sul set?
«Mi sono sentito libero. E i miei attori — Angela Finocchiaro, Pupo e gli altri — non l’hanno nemmeno mai visto. Di cinema poi non capiva nulla...»
Quando avete letto degli arresti come avete reagito?
«Caduti dalle nuvole. Ma il peggio sta arrivando ora. Una produttrice si è sfilata da un nuovo progetto quando ha letto l’accostamento tra il mio nome e quello di Muscariello. Le ho risposto seccamente che non si deve permettere, sono un lavoratore onesto. Il nostro è un ambiente bigotto a volte»
Si sente danneggiato?
«Lo sono. In un film a budget ridotto come il nostro gli attori hanno accettato il lavoro per amicizia. È assurdo si ritrovino additati da tutti benché il film abbia ricevuto 26 premi»
Potrebbe costituirsi parte civile?
«Lo farò senza dubbio. Ho due film in preparazione: “Mal comune” e “Il tempo delle mele cotte”. Se dovessero fallire...»
Ilaria Sacchettoni
Quando ho saputo degli arresti non potevo crederci, per me è un grave danno d’immagine
Arrestato
Daniele Muscariello, finanziatore del film, è accusato di essere legato a un clan