Musica, canti, balli Un fiume di gente in corteo per il Pride
Lo striscione di apertura dedicato a Raffaella Carrà. Nel corteo Gualtieri e Zingaretti
«Siamo 900mila!». Esultano gli organizzatori del Pride 2022 su uno dei 20 carri che ieri hanno sfilato in centro. La notizia ha scatenato le grida di gioia dei partecipanti, un fiume arcobaleno che ha inondato le strade da piazza della Repubblica a piazza Venezia per chiedere la piena uguaglianza dei diritti per tutti.
«Qui al Pride sono a casa, mi sento protetta», dice Samira Salem, estetista di 24 anni, sottolineando quanto siano ancora frequenti le discriminazioni nei confronti della comunità Lgbtq+. «Sono venuta a manifestare per questo senso di famiglia ma – sostiene la giovane – l’affossamento del ddl Zan ha dimostrato al resto del mondo che l’Italia non è in grado di stare al passo con i tempi». A partecipare alla sfilata sono arrivate migliaia persone di ogni età (25mila secondo la Questura), da diverse regioni, la maggior parte giovani. «Vedere ragazzi più piccoli di me è molto stimolante, significa che tutti questi anni di sensibilizzazione sono serviti a qualcosa», è orgoglioso Said Semmah, 21enne arrivato da Napoli. «Partecipare a queste iniziative – dice lo studente – è ancora una forma di attivismo. Sono qui non solo per poter dire “sono gay”, ma anche per far sapere al mondo che io esisto e voglio avere il diritto di far sentire la mia voce».
Sono partiti dal capoluogo campano anche Andrea Gubitosi e Francesca Castelnuovo, 20 e 19 anni, perché «è importante sostenere queste cause, anche se non facciamo parte della comunità». È il loro primo Pride, ma hanno le idee chiare. «Classificare le persone in base all’identità di genere o all’orientamento sessuale non è solo sciocco, è da ignoranti», è il pensiero di Francesca, studentessa alla Federico II di Napoli. Andrea invece, che frequenta l’Accademia di Belle Arti, ha deciso di protestare attraverso una sua creazione: un top, che lascia la pancia scoperta, su cui sono dipinti tanti occhi, e sopra una retina a maglie larghe. «L’ho chiamata “eye net”, che significa “rete per gli occhi”, perché gli uomini ancora non riescono a indossare capi del genere senza avere tutti gli occhi addosso per strada», racconta il giovane.
Ad aprire il corteo i rappresentanti delle istituzioni al fianco del Circolo Mario Mieli. Tutti dietro lo striscione «Torniamo a fare rumore», scritta scelta in omaggio a Raffaella Carrà: il sindaco Roberto Gualtieri, il presidente della Regione Nicola Zingaretti, alcuni assessori capitolini, i presidenti di Municipio e la madrina dell’evento, Elodie. «Essere qui è doveroso. Roma deve essere in prima fila per i diritti e contro ogni discriminazione», sottolinea il sindaco dopo cinque anni di assenza del Campidoglio dalle piazze arcobaleno. Sui manifesti contro il Pride, firmati da due movimenti politici cattolici e affissi lungo il tragitto del corteo, Gualtieri taglia corto: «Non li ho visti». «Il Pride è soprattutto un’esplosione di vita, di voglia di rapporto con gli altri - sono le parole scelte per l’occasione da Zingaretti -. Non può che far bene a tutte e a tutti, anche a chi non è venuto. Il diritto alla differenza e all’essere se stessi è un sentimento positivo». Infine conclude: «Io vengo tutti gli anni, soprattutto da quando sono rappresentate delle istituzioni. Viva il Pride».
Affidato al portavoce del Pride Roma, Mario Colamarino, l’intervento di chiusura: «Dopo due anni di pandemia siamo in strada a dire che ci siamo ancora. Gli spazi che ci sono stati negati ce li riprenderemo con la nostra ribellione. Siamo in piazza a dire basta ai giochi sulla nostra vita, vergogna a quegli applausi che abbiamo sentito in Senato quando hanno affondato la legge contro l’omofobia».