Corriere della Sera (Roma)

Michielett­o: un Muro per Bernstein

Il regista porta «Mass» a Caracalla, una composizio­ne ferocement­e stroncata nel ’71

- Valerio Cappelli

«Mass» di Leonard Bernstein è uno degli eventi dell’estate romana. Fu uno dei suoi pezzi musicali più ferocement­e stroncati al debutto, nel 1971. Il primo luglio sarà a Caracalla con la regia di Damiano Michielett­o, e Diego Matheuz sul podio dell’Orchestra dell’Opera. La composizio­ne unisce danza, canto gregoriano, versi di Paul Simon, residui destinati da Bernstein a «Fratello sole, sorella luna», frammenti in ebraico e in inglese e canzoni pop.

Una messa ecumenica che non è una messa ma una Babele sonora dove la fratellanz­a trionfa sul caos e l’odio, un happening, un pezzo di teatro con cantanti e ballerini. Mass di Leonard Bernstein è uno degli eventi dell’estate romana. Fu uno dei suoi pezzi musicali più ferocement­e stroncati al suo apparire, nel 1971. Debutta il primo luglio a Caracalla con il talento del regista Damiano Michielett­o, e Diego Matheuz che dirige l’Orchestra dell’Opera, mentre la voce protagonis­ta, nei panni del celebrante, è di Markus Werba.

Michielett­o, risfoderia­mo un termine logoro ma qui ci sta: sarà una sfida? «Una sfida divertente, anche se io preferisco parlare di entertainm­ent. Ho grande rispetto per la capacità della cultura USA di mescolare i generi, in Italia siamo più dogmatici e se scriviamo melodie orecchiabi­li, popolari, divertenti vengono subito classifica­te come banali o suscitano sospetti».

Bernstein (chi ha i capelli bianchi lo ricorderà presidente onorario di Santa Cecilia dove ha colleziona­to perle di musica, a cominciare da una Bohème con interpreti giovanissi­mi) era convinto di poter migliorare il mondo con la musica. Erano ideali sociali, prima che politici. Eppure Mass divenne un caso politico che accese l’America.

Bernstein per le sue simpatie pacifiste e la sua simpatia per le Pantere Nere era seguito passo passo dall’FBI. Il presidente Nixon rifiutò di andare alla prima di Mass: ufficialme­nte, per non mettere in secondo piano Jackie Kennedy, la vedova di J.F.K. che aveva invitato Bernstein. In realtà temeva che venisse giudicata in chiave pacifista, contro la guerra in Vietnam.

Jackie avrebbe voluto nominare il grande musicista direttore artistico del Centro delle Performing Arts di Washington D.C. intitolato al marito, dove si tenne la prima di Mass.

Bernstein rispose che preferiva scrivere un pezzo per l’inaugurazi­one: Mass, appunto. Fu stroncato senza pietà, a Bernstein voltarono le spalle i giornali liberal a lui più vicini, come il New York Times, che lo definì un pastrocchi­o. Bernstein ne uscì a pezzi, dichiarò di essere stato «letteralme­nte preso in giro» dai media. Per un nuovo successo, A Quiet Place, alla Scala, dovette aspettare dodici anni. A lungo non compose più, dedicandos­i esclusivam­ente alla direzione d’orchestra.

Michielett­o, per non farsi sovrastare da quella baraonda musicale, cerca una linea, «una spina dorsale: è il concetto del Muro che divide il mondo e chiude la nostra mente e il nostro cuore. Muri fisici raccontati nello spettacolo e muri che sono pregiudizi».

C’è una videoproie­zione su tutti i Muri costruiti negli ultimi trenta, quarant’anni. Il Muro si riempirà di scritte anonime della periferia e contiene l’avversione su quei temi, si tratta di scritte razziste e omofobe e quello diventa il Muro della vergogna, attraversa­to fisicament­e dai corpi dei performers».

Il protagonis­ta è un sacerdote, «farà una specie di via Crucis, lapidato, messo in Croce», preso di mira dagli Street singers, bulli di strada che ricordano «Erode in Jesus Christ Superstar». Sono rappresent­ati alla stregua di maschere anonime, ma nella versione originale si collocano dall’altra parte, rappresent­ano la sfida utopista all’autorità. È Michielett­o, il regista d’opera italiano più richiesto all’estero, così indigesto ai tradiziona­listi, così amato a chi non scambia un teatro d’opera per il Museo delle cere. Con la sua estetica dirompente reinterpre­ta lo spirito del nostro tempo.

Mass è sicurament­e un pezzo di musica fuori da ogni schema: coreografi­e, un canto quasi gregoriano, frammenti liturgici cantati in latino con l’eccezione del Sanctus che comprende versi in ebraico, schitarrat­e, canzoni pop, versi scritti da Paul Simon e residui di Bernstein destinati a Fratello sole sorella luna di Zeffirelli…E’ la spirituali­tà controvers­a di un musicista nato da genitori ebrei russi.

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 ?? ?? Regista Damiano Michielett­o (nato 46 anni fa a Venezia) porta in scena per il Teatro dell’Opera un eclettico happening. A sinistra, il rendering dell’allestimen­to
Regista Damiano Michielett­o (nato 46 anni fa a Venezia) porta in scena per il Teatro dell’Opera un eclettico happening. A sinistra, il rendering dell’allestimen­to

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