Corriere della Sera (Roma)

«Io, tetraplegi­co per colpa di Ciao Darwin»

Gabriele Marchetti, a processo 4 dirigenti di Rti per l’incidente

- Giulio De Santis © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Gabriele Marchetti, l’uomo rimasto tetraplegi­co nell’aprile 2019 dopo l’incidente avvenuto nel corso della trasmissio­ne «Ciao Darwin» racconta la sua amarezza e le sue difficoltà: «Da solo non posso fare più niente, mi assistono mia moglie e mio figlio». Per la vicenda 4 dirigenti Rti sono indagati per lesioni gravissime.

Con un velo d’imbarazzo, Gabriele Marchetti, il concorrent­e della trasmissio­ne «Ciao Darwin» rimasto tetraplegi­co dopo essere scivolato sui rulli durante la prova dei «Cilindroni», dice di non saper descrivere quello che prova, e invece le sue parole sono un pugno nello stomaco per come raccontano la sua tragedia: «Prima di quel giorno ero un uomo che faceva mille cose. Adesso per me è finito tutto».

Da quel giorno, il 17 aprile del 2019, sono passati più di tre anni, ben 1152 giorni: “Ma Paolo Bonolis non mi ha mai cercato per sapere come sto. Neanche persone a lui vicine mi hanno mai contattato». Tiene a sottolinea­re Marchetti che «soltanto qualcuno della produzione all’inizio si è fatto sentire per telefono e per mail con la mia famiglia per conoscere la mia condizione fisica. Si sono messi a disposizio­ne per ogni eventuale nostra necessità. Poi però non ci sono stati altri contatti».

La sua seconda vita, quella seguita al drammatico incidente, è un susseguirs­i di giornate «noiose e molto lunghe poiché non posso fare niente, nessuna attività – dice Gabriele - Sono completame­nte privo di autonomia e dipendo totalmente da mia moglie Sabrina e mio figlio Simone per lo svolgiment­o di ogni atto quotidiano». Nella sua prima vita, Gabriele, un omone dolce e molto coraggioso, rimarca con orgoglio e inconsolab­ile nostalgia un punto fermo: «Ho sempre lavorato e mi sono dedicato alla famiglia».

Anche il giorno della tragedia aveva lavorato: «Come sempre d’altronde. Poi verso le 11 sono andato presso gli studi televisivi della Titanus per la registrazi­one della trasmissio­ne». Nel ricordare i giorni precedenti all’appuntamen­to con «Ciao Darwin»,

Gabriele non nasconde di essere stato «contento per la novità di poter partecipar­e a una trasmissio­ne televisiva e fare una nuova esperienza. Avevo condiviso, come sempre, con Simone e Sabrina quest’avventura. Pensavo di passare una serata diversa e divertirmi” dice Gabriele che nella testa ha marchiato a fuoco ogni frammento degli istanti successivi alla caduta dai rulli: «Ero finito in acqua a testa in giù, con le gambe rannicchia­te e le braccia raccolte – ricorda - Pensavo che sarei affogato perché non riuscivo a muovere nulla. Poi ho sentito i soccorrito­ri che sono intervenut­i immediatam­ente».

I rulli sui cui è caduto Marchetti – assistito dagli avvocati Federica Magnanti e Giovanni Ciano - sono al centro del processo a quattro dirigenti, di cui due al vertice di Rti (Reti televisive italiane, società confluita in Mediaset), accusati dal pm Alessia Miele di lesioni gravissime perché la loro superficie sarebbe stata resa «scivolosa» per rendere più difficolto­sa la prova. Quando ha riaperto gli occhi, per Gabriele è arrivato il maledetto verdetto: sarebbe rimasto tetraplegi­co, per sempre. «Per me è stato il crollo totale – confessa Gabriele - Mi sono sentito disperato, come i miei familiari poiché ci siamo ritrovati da un giorno all’altro con la vita completame­nte stravolta». Cosa gli manca, tra le tante cose che non potrà più fare? «Amavo tanto giocare a calcetto».

Famiglia Marchetti è tornato a casa ed è assistito dalla moglie Sabrina e dal figlio Simone

Il ricordo «Sono scivolato, finendo a testa in giù. Non potevo muovermi, pensavo che sarei morto annegato»

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Gabriele Marchetti ha bisogno di assistenza continua: «Da solo non posso fare più niente»

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