Bankitalia: Lazio, crescita a rischio
Nel rapporto 2022 gli effetti della guerra e del caro energia. Intanto il Pil è + 6,3%
Cresce il Pil del Lazio, più 6,3 per cento (di poco sotto al 6,6 della media nazionale), ma la ripresa iniziata nel 2021 non ha ancora recuperato lo scarto di tre punti rispetto ai livelli pre pandemia. Pesano il caro energia e gli effetti della guerra. Il turismo recupera, ma il ritorno degli stranieri è lento (meno 29,7 per cento).
Cresce il Pil del Lazio, più 6,3 per cento (di poco inferiore al 6,6 della media nazionale), se non fosse che la ripresa iniziata nel 2021 non ha ancora recuperato lo scarto di tre punti rispetto ai livelli pre pandemia. Sulle prospettive per quest’anno - secondo quanto emerge dal rapporto «L’economia del Lazio» presentato ieri da Bankitalia - pesa il forte rincaro dei prodotti energetici e delle materie prime, acuito dalla guerra in Ucraina: il trend negativo era già iniziato nel dicembre 2021, quando i costi per le imprese erano aumentati del 4,2 per cento. La nostra regione, poco energivora, è inoltre in ritardo sulle fonti rinnovabili (nel 2019 il consumo era pari al 9 per cento, la metà della media nazionale).
Tra i settori trainanti per la tenuta del sistema economico-produttivo quello delle costruzioni, favorito dagli incentivi fiscali e dalle ripresa delle compravendite immobiliari, in aumento del 35 per cento (i prezzi delle case sono saliti invece del 4,5 per cento). Bene l’export di beni (più 11,5 per cento) e servizi (più 12,8 per cento): i risultati migliori si sono registrati nei mezzi di trasporto (più 24 per cento) e nei prodotti in metallo (più 51,9 per cento), mentre hanno perso i comparti chimico e farmaceutico. In recupero anche il turismo, sebbene i numeri siano ancora lontani dai flussi pre Covid: a premiare il Lazio sono stati i visitatori italiani (più 25 per cento), mentre le presenze straniere sono ancora in calo del 29,7 per cento. Nel bimestre marzo-aprile di quest’anno gli arrivi dall’estero sono aumentati in misura consistente, ma ancora al di sotto del 2019, quando gli italiani erano il 38 per cento, gli stranieri il 66 per cento. Situazione di stallo, con lievi cenni di ripresa, nel mercato del lavoro, cresciuto dello 0,3 per cento (l’incremento medio su base nazionale è stato dello 0,8 per cento), in particolare nei contratti a tempo determinato. In aumento significativo il tasso di disoccupazione (più 10 per cento), mentre i settori più statici sono stati i servizi, il commercio, gli alberghi e la ristorazione.
Dal ritratto in chiaroscuro dell’economia del Lazio emerge anche un aumento del reddito delle famiglie (più 3,7 per cento, di poco superiore alla media nazionale), spinto dalla crescita del lavoro dipendente: il recupero, sebbene frenato dall’inflazione, ha consentito di tornare ai livelli di reddito reale del 2019. In parallelo sono aumentati i consumi, mentre si è ridotta la propensione al risparmio delle famiglie
che, nella fase più critica della pandemia, risentiva del clima di forte incertezza e della preoccupazione per il futuro. La ricchezza pro capite ha superato la media nazionale del 17 per cento: il 5,4 per cento delle famiglie ha beneficiato del reddito o pensione di cittadinanza.
Tra i nodi irrisolti resta quello dei rifiuti, tra carenza di impianti e volume di scarti prodotti che risente degli imponenti flussi turistici. Nel 2020 (dati Ispra), la produzione di rifiuti pro capite è stata di 549 chili per abitante, superiore agli altri due comuni più popolosi d’Italia, Milano e Napoli. Ed è ancora insoddisfacente la raccolta differenziata (al 45 per cento), in particolare per quanto riguarda il «porta a porta» che, oltre a ridurre le mini discariche in strada, consente di ricavare materiale di maggiore qualità da avviare al trattamento e allo smaltimento. Le carenze maggiori permangono nel sistema impiantistico, insufficiente rispetto al fabbisogno: gli impianti del Lazio sono 37 (20 nell’area metropolitana), contro i 117 dell’hinterland milanese. La media è inferiore non soltanto agli standard nazionali, ma più bassa che nel Sud del Paese.