«Abbattere il doppio dei cinghiali»
La Regione approva il piano. Entro il 2024 via 50mila capi, in particolare i più giovani e le femmine
Raddoppiare gli abbattimenti di cinghiali, dai quasi 25mila dell’ultima stagione venatoria fino all’obiettivo di 5omila nei prossimi tre anni (2022-24) su una popolazione stimata di 75 mila capi: è quanto previsto dal Priu (Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale), approvato ieri in giunta alla Pisana.
Raddoppiare gli abbattimenti di cinghiali, dai quasi 25 mila dell’ultima stagione venatoria fino all’obiettivo di 5o mila nei prossimi tre anni (2022-24) su una popolazione stimata di 75 mila capi: è quanto previsto dal Priu (Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale), approvato ieri in giunta alla Pisana. La strategia prevede anche l’adozione e diffusione di procedure di biosicurezza per lo smaltimento delle carcasse e la sorveglianza degli allevamenti.
A fronte di dati non consolidati - quelli raccolti dagli Atc (Ambiti territoriali di caccia) «risultano privi di un solido approccio al campionamento» - si ipotizza che l’anno scorso l’attività venatoria abbia contribuito a ridurre la densità della specie selvatica soltanto del 30 per cento. Nel documento si rilevano anche le criticità nell’attuare i prelievi selettivi all’interno delle aree naturali protette a causa di piani spesso carenti, oltre alla mancanza di un monitoraggio attendibile e delle competenze necessarie. Un altro aspetto sul quale insiste il documento è la necessità di ridurre in particolare il numero di esemplari giovani e femmine (l’indice di riproduzione è di tre parti l’anno con cucciolate di otto-dieci ungulati ciascuna): i prelievi dovranno concentrarsi per il 60 per cento sui capi fino a 12 mesi e per il 65 per cento sulle femmine. Tra le aree di maggiore rischio Viterbo, Rieti e Roma (Atc Rm 1), dove dovranno essere effettuate battute con personale idoneo. Interventi mirati verranno attivati in presenza di cinghiali che presentano una innaturale confidenza e scarso timore per l’uomo, atteggiamenti connessi ad azioni di foraggiamento artificiale, accesso a fonti di cibo di origine antropica come i rifiuti e relativa abitudine alla frequentazione di aree urbane o convivenza/coesistenza con l’uomo.
«La presenza di cinghiali intorno a rifiuti o ad aree di alimentazione artificiale - si sottolinea - costituisce un fattore di rischio per quanto riguarda la diffusione della peste suina africana». Massima attenzione alle misure di contenimento nella Capitale, «per evitare l’ormai diffuso fenomeno di penetrazione della specie selvatica nel tessuto urbano». Nel frattempo, potrebbero arrivare soluzioni efficaci e più compatibili con la salvaguardia della specie animale dal bando per la selezione di un progetto sperimentale per l’uso del GonaCon (vaccino anticoncezionale) da somministrare ai cinghiali per via orale attraverso esche alimentari (nella legge di Bilancio è stato stanziato un finanziamento da 500 mila euro).
Dura la reazione dell’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali). che attacca: «Provvedimento
Finanziato con 500mila euro un progetto sperimentale di un vaccino anticoncezionale
esecrabile e miope che preferisce la caccia, il sangue a ogni soluzione etica. Si fa fuoco su esseri viventi senza neppure ascoltare la scienza». Resta alto invece l’allarme tra gli allevatori di suini ieri Coldiretti ha paventato la «catastrofe» - dopo i due casi positivi emersi in un piccolo stabilimento nel Parco dell’Insugherata e il provvedimento assunto dalle autorità sanitarie che prevede l’abbattimento di oltre mille capi nel raggio di dieci chilometri dal focolaio. Gli allevatori colpiti dalle perdite, che dovranno sospendere le attività per sei mesi, riceveranno un contributo per ogni maiale abbattuto e investimenti per adottare misure di biosicurezza.