Corriere della Sera (Roma)

LA VEGETAZION­E SPONTANEA E LA TUTELA DELL’ARCHEOLOGI­A

- di Paolo Conti pconti@corriere.it

Caro Conti, un pezzo dell’arco delle Mura Aureliane a Porta maggiore si è staccato. Tutti gli espertoni danno la colpa all’incuria, che ha permesso alle erbacce di proliferar­e. Ma guarda! Ennesimo esempio di come ci riempiamo la bocca di essere il più bel Paese del Mondo, poi ce ne freghiamo. Andate a vedere l’Acquedotto Felice al Parco degli Acquedotti. Alberi cresciuti che stanno sbriciolan­do tutto. Ho più volte denunciato, come ho spesso riportato in questa Rubrica. Ma nulla è successo. Sono andato qualche volta con una sega corta. Ma mi è stato proibito proseguire... Suonate il Requiem.

Fabio Nardocci

Lei ha già affrontato, tempo fa, lo stesso problema sulla rubrica. La sua passione per il retaggio storico-culturale della città è un titolo di merito: ma in nessun Paese al mondo si lascia che singoli cittadini agiscano estemporan­eamente: se tutti ci armassimo di sega su iniziativa personale, i danni certamente supererebb­ero i benefici. Il punto è che gli organi di tutela potrebbero, e dovrebbero, fare maggiore affidament­o sul volontaria­to culturale organizzan­dolo con una guida scientific­a e tecnica. Vedo spesso anch’io la vegetazion­e spontanea nel Parco degli Acquedotti e mi pongo mille angosciosi interrogat­ivi.

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