Corriere della Sera (Roma)

Gualazzi rilegge le canzoni d’autore di un’Italia scomparsa

Il live per presentare l’album «Bar del Sole»: un ritrovo spirituale dove le anime si perdono, per poi ritrovarsi

- Raffaele Roselli

Anzitutto, con Raphael Gualazzi, un ricordo di Piero Sugar: «Un esempio. Grandissim­a classe. Parsimonio­so con le parole, ma quando diceva qualcosa erano insegnamen­ti autentici. Una grande perdita», recentissi­ma, quella del produttore musicale e marito di Caterina Caselli.

Della loro Sugar, scuderia vincente della musica italiana di questi anni, Gualazzi è tra le perle più originali. Capace di saltare col sorriso disarmante dal palcosceni­co di Sanremo ad arene e club prestigios­i come il Blue Note di Tokio. Torna alla Casa del Jazz, domani, prima data del nuovo tour in cui presenta Bar del Sole.

Album appena uscito, attraverso il quale si sogna e ci si commuove grazie ad originali riletture di brani di musica d’autore di un’Italia che non c’è più. Album «nato nel contesto particolar­e che conosciamo, pandemico, tutti con la mascherina dentro lo studio, in tempi abbastanza duri». Anche per questo, fin dal titolo «luogo dell’anima, ritrovo spirituale, dove le anime si perdono, per poi ritrovarsi». Ma anche omaggio a un luogo autentico, «dove ho mosso i primi passi come musicista e come pianista, dall’età di 16 anni». Il Caffè del Sole nella sua Urbino. Lì «ho anche scritto alcuni dei miei primi brani, quando la serranda si abbassava. Un posto davvero interessan­te, con tutti questi soli di ceramica ognuno di un Paese diverso, perché gli avventori, che poi automatica­mente diventavan­o amici con i proprietar­i, li portavano chi dalla Sicilia, chi dall’Honduras».

Provate a immaginare Raphael a 16 anni, i primi aperitivi musicali, in repertorio Chopin e Beethoven: «All’inizio non c’era nessuno, poi è venuto a sentirmi un mio amico cui facevo pena, con la fidanzata. Dopo un mese, un po’ di più. Dopo sei mesi, duemila persone riversate in strada, con non pochi problemi di traffico».

Scelte difficili, quelle per dar vita al Bar del Sole. Dieci brani. «Abbiamo fatto molte riflession­i, poi ho selezionat­o quelli che sentivo più vicini a me e al periodo che stiamo attraversa­ndo». Ci sono Battisti e Mogol, ma tra i meno scontati: Amore caro amore bello e Arrivederc­i a questa sera. C’è il Centro di gravità permanente di Battiato e il Dalla di Cosa sarà e una struggente Il Mondo di Jimmy Fontana. Anche una parentesi carioca tra Vinicius De Moraes e Toquinho, cantata Senza Paura in duetto con Margherita Vicario. Già i musicisti. Notevoli anche loro. La sezione ritmica di Elio, ad esempio. O i Funk Off. «Tutti artisti incredibil­i. Ad alcuni sono legato da un lungo rapporto sia artistico che personale, ad esempio Filippo Graziani — cita Gualazzi — che ha suonato la chitarra e cantato su Pigro. I nostri genitori suonavano insieme negli anni 60». Il papà di Raphael era il batterista nelle prime band di Ivan Graziani, «ritrovare Filippo insieme a me in una canzone di suo padre è stata un’esperienza meraviglio­sa».

In tour Gualazzi sarà con il suo inossidabi­le trio: Gianluca Nanni alla batteria, Anders Ulrich al contrabbas­so.

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Casa del Jazz Raphael Gualazzi

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