Nell’orologio con Pulcinella
Il regista Bob Wilson e la coreografa Lucinda Childs, presentano all’Auditorium un nuovo spettacolo insieme, dal titolo «Relative Calm»
Un disegno spietatamente preciso, una tensione indecifrabile, abissale, un equilibrio affilato come l’ironia, sospeso tra silenzio, immobilità e potenza.
Il teatro di Robert Wilson e la danza di Lucinda Childs tornano insieme a dar vita a una nuova creazione, Relative Calm, in scena da domani a domenica al Parco della Musica. Prima mondiale di uno spettacolo che, più che riprendere le coreografie dell’artista newyorkese debuttate quarant’anni fa, le vuole citare articolandole in una macchina ipnotica che aggiunge una nuova creazione sulla musica di Stravinsky. «Nelle sue tre parti simmetriche lo spettacolo è come un orologio che misura il tempo, come il susseguirsi delle ore del giorno», spiega l’artista texano, considerato da alcuni il più grande esponente dell’avanguardia delle arti sceniche del secondo Novecento. Ottant’anni compiuti lo scorso ottobre, una ventina di produzioni in giro per il mondo, Wilson torna a Roma dopo dodici anni — era il 2010 quando il suo Ultimo nastro di Krapp andò in scena al Teatro Valle — e lo fa insistendo su uno dei punti nevralgici della sua poetica: l’idea di spazio-tempo. «Quando durante l’isolamento della pandemia con Lucinda abbiamo cominciato a pensare a un nuovo lavoro insieme — racconta a quarantasei anni dal debutto di Einstein on the beach che ne ha decretato il successo mondiale — ci è tornato in mente Relative Calm ed è arrivata l’idea di espanderlo e di coreografare Pulcinella di Stravinsky. Abbiamo strutturato il lavoro in tre parti per comporre uno spettacolo completo di danza, musica, luci ed immagini». Coincidenza vuole che la versione strumentale di questo balletto con canto del compositore russo, che per scelta del regista sarà nella versione incisa dall’ensemble Pmce diretto da Tonino Battista proprio all’Auditorium, compia cento anni quest’anno. «Pulcinella parla di tradimento, collera, amore romantico. È narrazione — spiega Childs, coetanea del regista — ovvero tutto ciò da cui la nostra generazione artistica si è tenuta lontana, volendo dare importanza alla forma più che al contenuto. Ma a questo punto del nostro percorso con Bob, possiamo arrischiarci e non tradire la tradizione».
Nel gioco di citazioni che in scena si trasforma in un meccanismo lucido e impeccabile, Wilson torna a riferirsi ad alcuni dei suoi numi tutelari con John Cage — per la potenza del silenzio — a Ezra Pound — per la sapienza dell’immobilità — e a Marta Graham quando diceva: «Il corpo non mente mai». Le altre musiche su cui danzeranno dodici giovani interpreti di Mp3 Dance Project diretto da Michele Pogliani, sono di John Adams e Jon Gibson, entrambi riconducibili allo stesso minimalismo americano in cui sono fioriti i talenti del regista e della coreografa.
Lo spettacolo è prodotto da Fondazione Musica per Roma insieme a Teatro Comunale di Bologna, Théatre Garonne\scène européenne di Toulouse con l’ideazione di Change Performing Arts, la struttura produttiva che da oltre 40 anni affianca Wilson.
Abbiamo strutturato il lavoro in tre parti per comporre uno spettacolo completo