ANNI PERSI, E ORA IL DISASTRO
Ad Aprilia e in tre siti di trasferenza andranno 8.700 tonnellate a settimana. Esami Arpa entro 48 ore
Al di là dell’esito delle indagini e delle rilevazioni, si può già dire che a Malagrotta si rischia un disastro ambientale, peraltro ampiamente prevedibile, causato dall’allucinante immobilismo di chi non ha provveduto a garantire ai romani un «normale» servizio di gestione di rifiuti, così come avviene in ogni grande città europea. Eppure il tempo c’è stato da quando, il primo ottobre 2013, l’allora sindaco Ignazio Marino e il governatore Nicola Zingaretti chiusero la discarica di Malagrotta. Oggi, nove anni dopo, l’incendio di Malagrotta ci dimostra che siamo ancora all’anno zero.
Occorre allora dire con chiarezza che adesso la misura è colma: basta con le menzogne e gli scaricabarile con rimpallo di competenze tra le varie amministrazioni. E’ ora che la magistratura ordinaria e quella contabile, insieme alle responsabilità per l’incendio, accertino anche, una volta per tutte, chi sono, con nome e cognome, i reali responsabili di questo disastro iniziato nove anni fa, tenendo conto che, secondo il codice penale, non impedire un evento che si ha l’obbligo di impedire equivale a cagionarlo.
Ma intanto occorre fare qualcosa.
Sarà un gioco di incastri il piano presentato ieri in Prefettura per ricollocare le 8.700 tonnellate settimanali di rifiuti che non potranno più essere conferiti a Malagrotta dopo i danni strutturali causati dal violento rogo di mercoledì a uno dei due impianti di trattamento, il T2, che accoglieva 5.100 tonnellate a settimana. Si spera che l’altra linea (T1) ieri i vigili del fuoco l’hanno dichiarata agibile - distante dal luogo dell’incendio e rimasta indenne, venga riattivata in pochi giorni e riprenda la lavorazione di 3.600 tonnellate a settimana. Nel frattempo Manlio Cerroni, ex proprietario della discarica di Malagrotta - la società E.Giovi che gestiva l’area è ora sotto amministrazione controllata - dopo aver chiarito la sua estraneità («Io non c’entro niente») accusa: «Se fosse capitato quando c’ero io nel giro di poche ore sarei stato portato in carcere».
Per tamponare l’emergenza, che ieri il sindaco ha definito «un colpo per la città», si pensa di ricorrere alle stazioni di trasferenza per lo stoccaggio temporaneo degli scarti (tra le ipotesi Ostia, Ponte Malnome e Rocca Cencia, ma si stanno valutando anche altri siti). Roberto Gualtieri potrebbe anche utilizzare lo strumento dell’ordinanza, facendo leva sui poteri commissariali ottenuti dal governo. Altro tassello decisivo per comporre un puzzle dai contorni assai labili, la Rida Ambiente di Aprilia che dovrebbe prendere 3.500 tonnellate a settimana. La quota parte restante, 1.600 tonnellate, potrebbe essere distribuita in piccoli quantitativi negli altri impianti del Lazio. La falla creatasi a Malagrotta non incide sugli sbocchi, ma sulla lavorazione dei rifiuti prima dell’avvio allo smaltimento: «L’incendio ha coinvolto un impianto che trattava i materiali - ha ribadito il presidente della Regione, Nicola Zingaretti - e adesso dobbiamo trovarne un altro». Dopo il sopralluogo di ieri mattina, Gualtieri ha rassicurato i cittadini sul rischio di esalazioni tossiche: «Avremo i risultati definitivi entro 48 ore, ma in base ai primi rilievi effettuati dalle centraline poste nel raggio di 2,5 chilometri le polveri nell’aria non superano i limiti di legge». A confermarlo è stata Arpa Lazio: «I valori del particolato (Pm 10 e Pm 2.5) misurati a Roma e Fiumicino non evidenziano un generale incremento delle concentrazioni rispetto ai giorni precedenti». Tuttavia, fino a ieri notte, in diverse zone della città si avvertiva nell'aria un odore nauseabondo di gomma bruciata.
L’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha ribadito che tutte le autorità sanitarie sono al lavoro « per garantire la sicurezza dei cittadini» ed esortato al rispetto delle prescrizioni. Il Campidoglio ha scelto, infatti, la linea della massima prudenza con la chiusura delle scuole nell’area limitrofa e il divieto di consumo di alimenti nel raggio di sei chilometri.
Il sindaco ha rivolto un’appello all’unità a tutte le forze politiche, invitandole a evitare «polemiche strumentali». In video collegamento con l’assemblea capitolina Gualtieri ha poi ribadito: «È urgente superare l’attuale situazione di insufficienza di impianti e precarietà degli sbocchi che affligge Roma, per dotarla di due biodigestori anaerobici, un termovalorizzatore di ultima generazione e altri impianti necessari a chiudere il ciclo dei rifiuti. Entro luglio presenteremo il piano».
Maria Egizia Fiaschetti
Il divieto
Il Campidoglio ha vietato il consumo di alimenti nel raggio di sei chilometri