Aventino, lo scavo di studenti e archeologi
I ragazzi dell’American University of Rome alla scoperta di un’area mai sondata
Nuovi scavi archeologici sull’Aventino. In un giardino segreto, proprietà dell’Istituto Santa Margherita, ente religioso per l’accoglienza degli anziani, ha inizio «L’Aventinus minor project» (Amp). Il progetto di ricerca archeologica, comunitario ed educativo, promosso dall’American University of Rome (Aur) e St. Stephen’s School. L’iniziativa è stata approvata dal ministero della Cultura.
Parte a rilento il piano per l’abbattimento dei cinghiali a Roma. Nelle intenzioni della Regione l’obiettivo è arrivare a un minimo di 400 catture in 30 giorni, su un piano complessivo che prevede la drastica riduzione dei capi. La densità è stimata in 75mila esemplari, 50mila dovrebbero essere abbattuti in un anno: il doppio di quelli uccisi nella scorsa stagione venatoria. La riduzione è affidata ai cacciatori, a partire dal prossimo autunno. Il primo passo del piano regionale, approvato nei giorni scorsi, è stata la sistemazione nella giornata di ieri di dieci gabbie nel Parco di Veio. Soltanto nei prossimi giorni, considerato che gli ungulati si muovono principalmente di notte, sarà possibile fare un bilancio delle prime verifiche sulla diffusione della peste suina e le uccisioni effettuate. Ancora non sono state disposte trappole, invece, nel Parco dell’Insugherata,
sebbene nell’area verde ricada gran parte della zona rossa dove invece si sta intervenendo esclusivamente rafforzando le barriere per evitare lo spostamento degli animali e, di conseguenza, la diffusione del virus della peste suina. Il sistema della cattura, che ha sostituito l’iniziale progetto di abbattimenti selettivi, prevede che si attirino con una pastura gli ungulati in gabbia, così come avviene con una trappola per topi. Successivamente l’animale viene sottoposto a verifica e, qualora risulti affetto da peste suina, viene ucciso e incenerito. Una procedura che si annuncia lenta e già fa montare la preoccupazione degli allevatori. L’ennesimo allarme arriva dalla Coldiretti del Lazio, da Confagricoltura e Conferedazione italiana agricoltori. Le associazioni di categoria parlano di «rischio catastrofe» per il comparto suinicolo - per il quale sono stati programmati oltre 1.500 abbattimenti mirati nel piano regionale - e ritengono indispensabile «abbattere i cinghiali in maniera molto più massiccia», oltre che «aiutare le aziende, le quali in caso di chiusura rischiano di non riaprire mai più danneggiando in maniera irreversibile non soltanto il tessuto produttivo, ma anche la biodiversità». Secondo il presidente della Coldiretti del Lazio, David Granieri, «deve essere eliminato almeno il 50 per cento degli ungulati senza un numero contingentato: questa è la priorità insieme agli indennizzi».
Dopotutto il piano di contenimento vero e proprio – 50mila capi in un anno – è affidato alla prossima stagione di caccia. Non partirà quindi prima dell’autunno. Per ora ci si limita a tenere sotto controllo il virus, con un totale di 32 casi rilevati di cui 29 nella zona della Riserva dell’Insugherata a Roma, due a Labaro e uno in provincia di Rieti. E a catturare i cinghiali attorno alle aree verdi libere.
«La priorità deve essere la salvaguardia delle nostre aziende suinicole che sono quelle più colpite dalle conseguenze dell’epidemia», precisa Granieri. «Hanno bisogno di sostegni economici, altrimenti rischiano di chiudere e con loro perderemo un enorme patrimonio suinicolo: stiamo parlando di oltre 50 mila capi, insieme alle eccellenze della norcineria», conclude Coldiretti.
Luisa Monforte
Granieri (Coldiretti) «Le priorità sono eliminare il 50% degli ungulati (senza numero contingentato) e risarcire gli allevatori»
Coldiretti
Ancora non sono state disposte trappole nel Parco dell’Insugherata (zona rossa)