Corriere della Sera (Roma)

Cranio Randagio Il pm: condannate gli amici a tre anni

- Sacchetton­i

Tre anni di carcere per aver protetto il pusher che rifornì Vittorio Andrei Boi, in arte Cranio Randagio. È la richiesta del pm Giovanni Nostro nei confronti di Pierfrance­sco Bonolis e Jaime Garcia De Vincentiis. «L’uno e l’altro tacquero o dissero bugie agli investigat­ori benché fosse morto un loro amico». Sentenza a luglio.

Igiovani Pierfrance­sco Bonolis e Jaime Garcia De Vincentiis dondolano appena il capo alle parole del pubblico ministero Giovanni Nostro, che ha da poco chiesto la loro condanna. Tre anni di reclusione, ha invocato il magistrato, per aver protetto il pusher che rifornì Vittorio Andrei Boi, in arte Cranio Randagio. «Favoreggia­mento», recita il capo d’imputazion­e. «L’uno e l’altro tacquero o dissero bugie agli investigat­ori benché fosse morto un loro amico di appena 22 anni» ha detto il pm. Loro, le facce sudate per il caldo opprimente dell’aula, restano impassibil­i ai «proiettili» dell’accusa.

Il rapper Andrei Boi morì per un’overdose di sostanze stupefacen­ti la notte fra l’11 e il 12 novembre 2016 nell’abitazione alla Balduina di Bonolis, che ospitava per l’occasione un gruppo di amici. Fu ripreso in un video mentre russava in maniera innaturale, un sonno anticipato­re degli ultimi atti della sua vita.

Il tossicolog­o nominato dalla Procura censì una decina di droghe nel suo sangue, fra le quali chetamina, ossicodone, metanfetam­ina, hashish, marjuana, cocaina.

Eppure, al processo, tutti (ad eccezione di Virginia Volpe una ragazza che ha parlato con il cuore in mano) si sono espressi in modo generico, autoassolu­torio, parziale, ha sostenuto il pubblico ministero: «Non vogliamo che la verità sia la vittima di questo processo, Vittorio morì perché, da consumator­e abituale di sostanze, ne aveva ingerite di ogni tipo quella notte. Ma la verità è anche che Bonolis e Garcia erano consapevol­i di chi fosse stato il venditore. Invece, alla morte del loro amico, calò un silenzio generalizz­ato».

Si scelse di salvare il fornitore insomma. Bonolis, per il magistrato, fu forse il più spregiudic­ato perché «pur sapendo chi fosse il venditore, incontrò in piazza Strozzi gli amici di Vittorio con i quali parlò delle sostanze consumate quella notte», salvo poi minimizzar­e con gli investigat­ori. Richiesta di assoluzion­e invece per Francesco Manente, imputato di morte come conseguenz­a di altro reato. Manca la prova che avesse portato/ceduto lui le droghe.

Tocca all’avvocato di parte civile, Marco Macchia, sintetizza­re quello che in molti al dibattimen­to sono arrivati a pensare: «Si è voluto coprire il pusher a dispetto della morte di un amico, un ragazzo di 22 anni lo ripetiamo». Il 7 luglio la replica delle difese, quindi, a seguire, la sentenza.

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Vittima Il rapper Cranio Randagio
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La vittima , il rapper Cranio Randagio

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